martedì 27 ottobre 2015

Turismo e social media: quanto contano davvero?

Internet Marketink Inc propone un’infografica in cui svela il peso dei social per indirizzare le scelte dei turisti
Turismo e social media, un matrimonio da favola. Lo si ripete spesso e volentieri, ma siamo proprio sicuri che sia sempre così? Internet Marketing Inc ha pubblicato un’infograficamolto completa  in cui analizza usi e costumi dei turisti social per stabilire quanto ciò che accade sui social network influenzi le loro scelte. E i risultati dicono che sì, il matrimonio è solido e pare voler durare parecchi anni ancora.
I dati principali: il 55% degli intervistati ha dichiarato di aver consultato Pagine Facebook relative alla destinazione scelta in fase di pianificazione. Il 52% ha detto di esser stato ispirato dalle foto dei propri amici su Facebook, mentre il 76% ha pubblicato le foto della propria vacanza sui social.

Il tutto senza perdere di vista l’importanza delle interazioni (rispondere il prima possibile ai commenti, anche negativi) e ricordando che lo scopo del social media marketing è sempre duplice: da un lato, fidelizzare chi è già cliente della struttura; dall’altro, utilizzare la sua voce per il passaparola in modo da acquisire nuova clientela.

Google: pianificare un viaggio è sempre più complicato

Il motore di ricerca ha presentato uno studio nel quale fa il punto sul processo di pianificazione di un viaggio da parte dell’utente. Come intercettarlo? In una parola: personalizzazione


Come pianifica, oggi, il proprio viaggio l’internauta medio? E’ la domanda a cui risponde lo studio presentato Al World Low Cost Airline Congress di Londra da Scott Friesen, Industry Manager Travel Sector di Google in Gran Bretagna. Una ricerca volta dunque ad analizzare usi e costumi degli utenti anglosassoni, ma che si può ragionevolmente estendere agli altri Paesi, compreso il nostro.
Cosa dice la ricerca? Partiamo dalla fine: proporre una buona esperienza di navigazione sul proprio sito o sui propri social e fare buoni prezzi non basta più. Il cliente, oggi, chiede altro. E chiede altro per non perdersi nella marea di informazioni che gli giungono da ogni parte mentre si informa. Dice Friesen: “Il viaggio stesso è incredibilmente complicato. Il modo in cui la gente prenota il proprio viaggio lo è ancora di più. Il nostro recente studio dimostra che, in media, nel Regno Unito la gente compie 32 visite a diversi siti prima di prenotare il proprio viaggio, che è un numero incredibile e incredibilmente articolato.”
Nel diagramma, si nota in particolare che le persone consultano i portali di recensioni più volte nell’arco del processo decisionale, e che i social media entrano in gioco solo nella sua parte finale, a mo’ di conferma delle informazioni raccolte in precedenza. E’ sempre più difficile, inoltre, che il primo contatto tra viaggiatore ed hotel non avvenga su un qualche aggregatore di informazioni (portale, metamotore).
Cosa può fare, dunque, chi gestisce una struttura, per spiccare in questo mare? La parola chiave è una sola: personalizzazione. E’ fondamentale personalizzare sia i contenuti che il processo di prenotazione. Per farlo, bisogna partire da un’analisi precisa del proprio cliente tipo, dei suoi bisogni e dei suoi gusti.
Inoltre, dice Friesen, occorre non dimenticare la fase “evocativa”. Affidata a contenuti visivi e multimediali, serve ad ispirare il viaggiatore che magari non ha ancora una meta precisa in mente, a fargli sognare il viaggio prima ancora di prenotare. Molto utili sono le guide del territorio a disposizione on line, o un blog.
Infine, non bisogna dimenticare la grande rivoluzione digitale degli ultimi anni: l’esplosione del mobile, con tutto ciò che ha comportato. Comprese quindi le ricerche geolocalizzate e la possibilità di intercettare clienti last minute mentre transitano nei paraggi.
In un mondo on line sempre più complesso e variegato, insomma, le possibilità paiono moltiplicarsi, anche per chi gestisce il sito di una piccola struttura.

martedì 20 ottobre 2015

Rate Parity, verso l’abolizione anche in Italia

Dopo quanto avvenuto in Francia, anche il Parlamento italiano si appresta a dire stop alla regola che avvantaggia le OTA e danneggia gli albergatori

Rate Parity, siamo (finalmente) al capolinea. Lo scorso 5 ottobre la Camera dei Deputati ha votato a larga maggioranza l’emendamento al ddl concorrenza che la rende una norma capestro a favore delle multinazionali del settore, come sostiene da sempre Federalberghi. Così si è espresso l’on. Giovanni Paglia di SEL: “Lasciamo che sia il mercato, e non piattaforme con base all’estero, a decidere”. “Poniamo fine a una lotta impari”, gli fa eco l’on Gianluca Benamati del PD. Molto positivo, ovviamente, anche il commento di Federarberghi, per voce del direttore generale Alessandro Nucara: “ingrazio la Camera: abolendo l’obbligo di parity rate si avvantaggiano le imprese e i consumatori, ci sarà un mercato più libero ed efficiente”. E per quanto riguarda i rapporti con Booking.com e le altre ota? “Continueremo a lavorare insieme senza problemi. Non è detto che tutte le strutture usciranno dal meccanismo della parità, le piattaforme non si devono sentire insidiate”, spiega Nucara. “In questi giorni ci sono state minacce eccessive da parte loro, hanno parlato di sospendere gli investimenti e addirittura di lasciare l’Italia, non succederà nulla di tutto ciò. D’altronde in Francia, dove è stato approvato un provvedimento simile, Booking continua a operare senza difficoltà”.

Prima di vedere operativo l’emendamento sarà necessaria, ovviamente, l’approvazione del Senato. Ma ci si augura che questa arrivi in tempi stretti e che la Rate Parity diventi presto nient’altro che un ricordo.

Ebike, i pregiudizi da sfatare

L’evoluzione tecnologica ha permesso di eliminare, almeno in buona parte, i vecchi difetti delle biciclette a pedalata assistita

Lente, pesanti, con poca autonomia e con un’immagine di biciclette da vecchi. Questo, in sintesi, il quadro che ha delle biciclette a pedalata assistita chi non conosce il mondo Ebike e le sue ultime evoluzioni (tra cui la propostaEGuides). Da quando sono scesi in campo veri colossi come Bosch, Samsung e Shimano con i loro investimenti, le cose sono infatti cambiate radicalmente: il peso (e i costi) sono scesi, le batterie hanno più autonomia, sono nati modelli decisamente sfiziosi ed adatti ad un pubblico giovane come le mountain Ebike. Ma poiché, come diceva Einstein, è più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio, entriamo nel dettaglio.
Innanzitutto, il peso. Le Ebike, dicevamo, sono percepite nell’immaginario collettivo come pesanti e lente. Se è innegabile che le batterie incidono, portando spesso il peso attorno ai 20 kg, è altrettanto vero che la pedalata assistita elimina completamente lo svantaggio della massa da portarsi dietro, consentendo di spostarsi agevolmente fino a 25 km\h. E in ogni caso, il peso varia notevolmente da modello a modello.
C’è poi una questione estetica e di immagine. Le Ebike vengono percepite come pesanti, brutte, sgraziate: bici da vecchi. Se questo poteva essere vero per i primi modelli con i loro grossi motori sulla ruota posteriore, oggi la situazione è nettamente migliorata: i moderni gruppi elettrogeni, piccoli e compatti, sono montati sul telaio, sul mozzo anteriore o sul movimento centrale e sono praticamente invisibili. A fianco dei modelli da città, poi, ne sono spuntati altri decisamente più votati ad un impegno sportivo e giovanile.
Questione batterie. Se fino a non molto tempo fa superare i 50 km era un traguardo notevole, oggi percorrenze di 90 km sono alla portata di molti modelli. Distanze importanti quindi, in grado di soddisfare le esigenze giornaliere dell’utente medio. E che rendono le Ebike adatte non solo all’utilizzo cittadino, ma sempre più strumento ideale di cicloturismo: uno strumento green, economico, salutare e che consente di scoprire un territorio, magari montano o collinare, ad andatura slow, la migliore per godersi il panorama, e con sforzo fisico minimo. Un mix ideale per il turista moderno. Soprattutto, alla portata di tutti.
Ultimo capitolo, spesso nota dolente: i costi. Anche in questo caso, com’è ovvio, molto dipende dal modello: i top di gamma hanno costi superiori alla media, ma garantiscono anche prestazioni superiori. E in generale, l’evoluzione tecnica di motori e batterie compensa l’investimento iniziale. Anche perché l’Ebike può essere vista non solo come strumento per le vacanze o i week end fuori porta, ma anche come mezzo di trasporto urbano da usare tutti i giorni per il tragitto casa-lavoro.
Insomma, un mondo in fermento e continua evoluzione, cui è bene guardare con attenzione da parte di tutti, operatori turistici in primis.


martedì 6 ottobre 2015

Fattori di posizionamento su Google oggi e domani: cosa cambierà?

Lo studio di Moz mette in evidenza le caratteristiche salienti ai fini del SEO, e fa una previsione per il futuro

E la domanda delle domande per quanto riguarda il sito web aziendale: quali fattori ne condizionano il posizionamento? Ogni due anni, Moz prova a fare chiarezza con uno studio che fotografa lo stato dell’arte. Quest’anno hanno intervistato 150 search marketer chiedendo la loro opinione su 90 fattori di ranking. Infine, su un campione di siti hanno messo in correlazione quei fattori, ed il ranking effettivo su Google.
Cosa ne è uscito? Per chi volesse effettuare un’analisi dettagliata rimandiamo all’infografica completa presente nella pagina, qui riassumiamo i risultati salienti: a quanto pare, la link building è considerata ancora la caratteristica saliente ai fini Seo. Ad ottenere performance migliori sono poi i siti con una bassa frequenza di rimbalzo, con un alto numero di pagine visualizzate per ogni singola visita ed un elevato tempo di permanenza sul sito stesso. Le cosiddette “metriche social” (condivisioni e visualizzazioni sui social network) si posizionano invece sorprendentemente agli ultimi posti come criterio per influenzare il ranking.

Ma quelli di Moz non si fermano qui, e si spingono a fare previsioni per il futuro per anticipare quali saranno i fattori decisivi per il ranking nei prossimi anni. Cosa dicono? A quanto pare la rivoluzione mobile non si fermerà, se è vero che avere un sito mobile friendly diventerà il primo fattore di SEO. A seguire, diventerà sempre più importante essere user-friendly, con un occhio di riguardo quindi per usabilità, leggibilità, facilità d’uso.

Google, ecco i tweet tra le Serp: cosa cambia per la SEO?

I cinguettii compariranno presto tra i risultati del motore di ricerca. Ecco le implicazioni per chi fa social media marketing per la propria struttura.

Il tweet qui sotto è del 21 agosto scorso. Come si può leggere, il botta e risposta tra i due colossi del web è abbastanza eloquente.
 Quell’ ”on desktop” si riferisce al fatto che ora i tweet compaiono tra le Serp anche per le ricerche effettuade da pc, mentre ciò avveniva già per le search da mobile. E in effetti, a dirla tutta, la presenza dei cinguettii di Twitter tra i risultati di ricerca di Google è tutt’altro che una novità. Già ai tempi di Google Realtime Search avveniva qualcosa di simile: la feature, oggi non più disponibile, permetteva di visualizzare risultati provenienti da social, blog e forum; e stiamo parlando addirittura del 2010.
Al di là dell’effetto novità, ciò che più conta è che oggi Google riserva una grande visibilità ai Tweet all’interno dei risultati. I cinguettii compaiono infatti, sia da mobile che da pc, come “carousel”, con tanto di pic del profilo dell’autore del tweet e link per visualizzare altri tweet relativi alla stessa query. In caso di immagine allegata, questa appare di grandi dimensioni. Insomma, un vero e proprio trattamento di favore, quello che Google pare riservare al social di Jack Dorsey e soci.

Tutto molto bello, insomma, ma la domanda che più interessa chi fa social media marketing per una struttura è: quali tweet compaiono nelle Serp? Posto che quando si parla degli algoritmi di Google bisogna sempre anteporre un “probabilmente”, in questo caso si parla di: personaggi o brand famosi e temi caldi. E’ evidente quindi che per un account collegato ad una piccola attività, magari con pochi follower, finire nelle Serp di Google con un tweet è complicato. A meno che non si sfrutti la visibilità di un evento o di un personaggio twittando su quell’argomento e ottenendo un gran numero di retweet: in questo modo, il tweet diventa popolare e può finire anche tra i risultati di Google. Conviene, insomma, twittare tenendo bene d’occhio i Trending Topics, ovvero gli argomenti del momento. Senza dimenticare che questo tipo di posizionamento è per sua natura effimero, e che tenderà quindi a sparire rapidamente dalle pagine di Google. Il segreto, neanche a dirlo, è sostituirlo rapidamente con un altro tweet su un tema “caldo”.