venerdì 21 dicembre 2012

Mobile e accessi al sito, un po’ di chiarezza

Sito mobile, app nativa, web app: termini tecnici spesso utilizzati in modo un po’ confuso. Ma quali sono le differenze?

Sito mobile, app nativa, web app: termini sempre più diffusi. E con cui, almeno una volta, ha avuto a che fare chiunque si sia occupato di rendere accessibile il sito della propria struttura anche da dispositivi mobili. Spesso, tuttavia, la terminologia viene impiegata in maniera poco precisa, e si genera confusione. Vediamo quindi nel dettaglio quali sono caratteristiche, pro e contro delle diverse soluzioni.
Innanzitutto, un passo indietro. Come abbiamo già scritto (http://pro-muoviti.blogspot.it/2012/11/mobile-e-accessi-al-sito-della-nostra_22.html) è in netto aumento la tendenza ad accedere ad Internet da dispositivi mobile. Anche da parte di turisti in cerca di soluzioni immediate nelle vicinanze: ristoranti, B&B, agriturismi, hotel. Il problema, è che spesso il sito tradizionale non è navigabile da mobile, o lo è in modo molto scomodo. Oltretutto, Google ha da tempo introdotto nel proprio motore di ricerca un algormitmo che riconosce se ad effettuare l’accesso è uno smartphone o un tablet, e classifica di conseguenza i risultati ponendo ai primi posti i siti ottimizzati per una navigazione da mobile.
Ma quali sono le soluzioni per ottenere un risultato efficace ed accattivante? Come detto, ce ne sono tre: sito mobile, app nativa e web app. Vediamole nel dettaglio.
Sito mobile. E’ la soluzione tecnicamente più semplice (e più economica). In pratica, si tratta di una versione rivista del sito tradizionale, modificato in modo da essere maggiormente fruibile da smartphone o tablet. Spesso, quindi, il layout viene “stirato” ed allungato per essere comodamente scrollabile, con il testo al centro e le immagini principali ai lati, immediatamente visualizzabili. Tra i “pro” del sito mobile, rietra senza dubbio il fatto che non è necessario installare nulla sul dispositivo. Inoltre, non ci si deve affidare ai market on line (come App Store o Google Play) e non si deve sottostare al loro giudizio ed alle loro politiche. Il sito mobile, infine, è compatibile con più piattaforme, e lo sono anche gli aggiornamenti. Tra i “contro”, spicca innanzitutto il fatto che il sito non è disponibile off line: senza connessione, non vi si può accedere. Essendo poi unico per tutte le piattaforme, costituisce un compromesso che non permette di sfruttare appieno la cosiddetta “user experience”, differente per ogni famiglia di dispositivi, Apple, Android e Microsoft. Come ben sa chi utilizza uno smartphone o un tablet, ognuna di queste famiglie offre esperienze d’uso differenti, a cui ci si abitua e cui si rinuncia malvolentieri. Il sito mobile non permette di accedere a tutte le caratteristiche d’uso del proprio dispositivo, perché non “veste i panni” del sistema operativo ospite.
Applicazione nativa. E’ la soluzione tecnicamente più elegante e, sotto molti aspetti, migliore. Si tratta di una vera applicazione scaricabile dai vari Market (per esempio App Store) ed installabile sul proprio dispositivo. Essendo progettata appositamente per dispositivi mobile, offre un’esperienza d’uso di primo livello. E’ inoltre personalizzabile in base ai diversi ambienti operativi (iOs, Android, Windows Phone). Consente di salvare dati ed informazioni dell’utente (per esempio la sua e mail). Permette infine di inviare a quest’ultimo notifiche “push” (notifiche che giungono in tempo reale al destinatario, anche se l’applicazione sul dispositivo di quest’ultimo è chiusa). Tra i “contro” dell’App nativa, si sottolinea senza dubbio la necessità di realizzarne una versione per ogni piattaforma, o almeno per le più utilizzate, che ad oggi sono essenzialmente iOs (per i dispositivi Apple come iphone e ipad) ed Android (per tutti i dispositivi che utilizzano questo sistema operativo, come gli smartphone Galaxy di Samsung o il tablet Nexus di Google). Nettamente meno utilizzata al momento la piattaforma Windows Phone di Microsoft, sebbene al centro di un tentativo di rilancio tramite la partnership con Nokia (i nuovi smartphone della serie Lumia).
Web App. Si tratta di una soluzione che si potrebbe definire “ibrida” tra le prime due, e che permette di unire i vantaggi della prima con quelli della seconda, riducendo al contempo i “contro” ed i costi rispetto alla realizzazione di una app. E’ infatti possibile realizzare App che integrano internamente o si connettono esternamente ad applicazioni Mobile Web, al fine di ottimizzare i costi e prendere il meglio dai due mondi. La natura sempre online dell’iPhone fornisce un ambiente in cui la linea di separazione tra un’applicazione webapp ed un’applicazione nativa diventa molto sfocata. E’ possibile inoltre convertire le applicazioni web in applicazioni native per iPhone o per altre piattaforme. L’approccio ibrido è quindi una miscela perfetta: è possibile realizzare un’applicazione web e rilasciarla senza passare attraverso il processo di approvazione della Apple. A partire dall’applicazione web, è d’altra parte possibile realizzare un’applicazione nativa e sottoporla al processo di approvazione della Apple.Riassumendo, quindi, una web app si presenta come un app nativa, si utilizza in navigazione come un sito web ed è ottimizzata per l’utilizzo via mobile. E, last but non least, presenta una miscela di soluzioni tecniche e costi di realizzazione che la rendono la soluzione ideale per strutture medio-piccole, specialmente in questi tempi.

Facebook e il motore di ricerca, rivoluzione in arrivo


Da qualche tempo è possibile allestire campagne ads sul social network per essere primi
sul suo motore di ricerca, un po’ come su Google

Chi gestisce una struttura ed ha un sito web, di solito, ha un pensiero ricorrente: posizionarsi il più possibile in alto sui motori di ricerca per guadagnare visibilità, contatti e, di conseguenza, clienti. Ecco quindi il fiorire di strategie di SEO (Searc Engine Optimization) per migliorare l’appeal del sito a tale scopo. Fino ad oggi, però, tutto ciò riguardava appunto i motori di ricerca (sostanzialmente Google). Nessuno si immaginava di fare qualcosa di simile su Facebook. Anche perché, fino a qualche tempo fa, il motore di ricerca interno al re dei social network (la finestra posta in cima alla pagina) non brillava certo per efficienza. Da qualche tempo, tuttavia, le cose stanno cambiando. Da un lato, il motore di ricerca di Facebook fornisce performance più soddisfacenti. Dall’altro, il sistema delle ads a pagamento di Facebook (il meccanismo per creare inserzioni pubblicitarie o promuovere post e notizie sponsorizzate) permette di allestire campagne affinché la propria pagina compaia tra i primi risultati quando un utente effettua una ricerca per determinate parole chiave.
Il fiorire del web marketing sui social network, e delle pagine fan su Facebook, sta infatti giungendo ad una fase di maturità e maggiore consapevolezza, sia da parte degli addetti ai lavori, che da quella degli utenti. Che quindi incominciano a contemplare l’idea di effettuare una specifica ricerca (per esempio “fiere tartufo bianco piemonte”) utilizzando Facebook anziché Google. Al posto di siti web, logicamente, i risultati saranno costituiti da gruppi, eventi, pagine. Se la nostra è posizionata per le parole chiave corrispondenti a quella ricerca, comparirà tra i primi risultati. Inutile sottolineare il vantaggio in termini di visibilità e possibili contatti.
Concludiamo con una curiosità: da prove effettuate quando il servizio era appena stato lanciato (novembre) è risultato che effettuando la ricerca per la parola chiave “BMW”, la prima pagina fan a comparire era… Audi! Evidentemente, alla Casa dei Quattro Anelli hanno esperti di web social marketing più attenti che nell’Azienda dell’Elica.
Scherzi a parte, è evidente che, come sempre accade, gli albori di una nuova fase o tecnologia offrono, a chi ne sfrutta per primo le potenzialità, grandi vantaggi. In seguito, si attiva anche la concorrenza ed il gioco diventa meno remunerativo.

venerdì 14 dicembre 2012

Tripadvisor e le false recensioni


Molti gestori di strutture lamentano una spiacevole tendenza: le false recensioni (negative) da parte di colleghi poco corretti. Come fare per smascherarle?

E’ capitato a quasi tutti. Un giorno, compare una recensione della propria struttura su Tripadvisor. E’ negativa, e basta una rapida occhiata per capire che è falsa. Uno scherzo poco simpatico. Se la scorrettezza è infatti evidente a noi, come fare per farlo capire anche agli utenti? Molto spesso si ritiene che ciò non sia possibile, e si finisce col tenersi la “mela marcia”. In realtà, un metodo esiste, ed è pure semplice ed efficace.
Il modo per rendere chiaro a tutti che una recensione è falsa è, semplicemente, rispondere esattamente come si farebbe con una recensione vera. Ovvero mettendosi a disposizione del recensore “arrabbiato”, con l’atteggiamento di chi intende comprenderne le ragioni. E facendo molte domande. Se, per esempio, l’autore ha scritto di aver mangiato molto male a cena, chiediamogli cosa, in dettaglio, lo ha lasciato insoddisfatto. La qualità dei piatti o la quantità delle porzioni? Una portata in particolare? Il vino? Il servizio e l’atteggiamento del personale? E’ importante assumere un atteggiamento sinceramente interessato e mai provocatorio.
A questo punto, cosa potrà replicare il nostro falso recensore (tecnicamente, su Tripadvisor non si può replicare ulteriormente ad una risposta, ma lo si può sempre fare in una nuova recensione)? Non essendo mai stato realmente a cena nel nostro locale, non sarà in grado di rispondere alle nostre domande circostanziate con risposte altrettanto puntuali. Se ci proverà, sarà inevitabilmente evasivo e poco credibile. Oppure finirà con lo scrivere evidenti falsità. A questo punto, sarà semplice, per chi legge, rendersi conto di come sono davvero andate le cose.
C’è da aggiungere che molti utenti di Tripadvisor si mostrano sempre più sospetti e coscienti sul problema delle false recensioni. Quelle negative, ma anche quelle eccessivamente positive. Capita a strutture con un rating molto elevato (cinque stelle in quasi tutte le recensioni) di suscitare diffidenza. Anche in questo caso, fondamentale è la risposta: se un cliente scrive una recensione particolarmente entusiastica sulla nostra struttura, è opportuno rispondere sottolineando con umiltà, e magari con un pizzico di ironia, che anche noi siamo umani, e che, nonostante apprezziamo il suo entusiasmo, non possiamo garantire la perfezione sempre e comunque.
Anche su Tripadvisor, una comunicazione sincera ed autentica “arriva” al lettore, ed aiuta a far emergere la verità

Twitter: solo una moda?


E’ il secondo social network per importanza e diffusione, ed è sempre più utilizzato.
Scopri se può fare al caso tuo.

E’ la tendenza del momento. In TV, sui giornali, sul web, tutti ne parlano: il fenomeno Twitter sta dilagando. Dai vip che lo usano per scambiarsi battute, ai “geek” che vogliono distinguersi dalla massa che usa l’ormai banale Facebook.
Ma la domanda è: può fare al caso nostro? Chi possiede una piccola struttura, un Agriturismo, un B&B, un ristorante, che magari è anche azienda agricola, ha mille incombenze quotidiane, e già pensare a cosa pubblicare sulla pagina Facebook può essere un problema. Vale la pena investire ulteriori energie e tempo anche sul social degli uccellini blu che cinguettano? Non è solo una moda?
La domanda è legittima. E di sicuro, impegnarsi in un nuovo social network (con le sue regole e le sue consuetudini, spesso non scritte, che richiedono un inevitabile periodo di apprendistato) è un investimento di cui non si possono prevedere i ritorni. Ciò che si può escludere, tuttavia, è che Twitter sia solo una moda passeggera. Una serie di limiti (dai 140 caratteri per messaggio, alla predominanza dei contenuti testuali su quelli visuali) hanno infatti creato un ambiente estremamente meritocratico, con scarso rumore di fondo: se siete bravi e capite come funziona il gioco, su Twitter dopo un po’ la visibilità arriva. E la realtà è che le potenzialità del mezzo sono probabilmente in gran parte ancora inesplorate. Un esempio su un utilizzo davvero poco ortodosso, ma a modo suo geniale, di Twitter? Provate a leggere qua: quello che all’apparenza sembra un monotono elenco di sigle prive di senso, è in realtà un utilissimo servizio per la comunità:
http://www.davidelicordari.com/un-uso-molto-poco-convenzionale-di-twitter/

Chi l’avrebbe mai detto, vero? E questo è solo un esempio.
Ok, ma se si deve incominciare da zero, in concreto, come funziona Twitter? Vediamolo nel dettaglio.
Chiaramente, il primo passo da compiere è iscriversi, un po’ come capita su Facebook. Ponete attenzione e cura alla veste grafica: potete selezionare una foto del profilo, un’altra immagine che comparirà in alto (una specie di omologa dell’immagine di copertina di Facebook), ed una terza che farà da sfondo a tutta la pagina. Se preferite, potete sostituire le immagini con temi grafici e sfondi suggeriti da Twitter. L’importante è personalizzare e, soprattutto, non restare senza immagine del profilo. Grande importanza riveste anche la Biografia: lì potete spiegare a chi capita sul vostro profilo chi siete, cosa fate, quali sono i vostri interessi e le vostre passioni. In più, potete inserire un link che rimandi a un altro indirizzo: il vostro sito, o la pagina Facebook. Fondamentale non scrivere un arido cv: l’informazione dev’essere snella, informale, intrigante e stimolare la curiosità del lettore. Siate ironici, siate spiazzanti.
Bene, ora avete il vostro profilo Twitter. Ma adesso? Come in tutti gli ambienti nuovi, può essere opportuno un periodo di acclimatazione. Per esempio può essere utile, all’inizio, stare ad ascoltare ciò che hanno da dire utenti più esperti. Come? Potete cercare un singolo utente, o un tweet che contenga una precisa parola, nella finestra di ricarca in alto nella pagina. Oppure, cliccando sul tasto Scopri, è possibile effettuare una ricerca per hastag. L’hastag è il nome del simbolo # che, utilizzato prima di una parola, la rende una categoria, un argomento sotto cui raggruppare un insieme di tweet che condividono la trattazione di quella specifica sfera tematica. Per fare un esempio pratico:

Finita la raccolta del Moscato, domani passiamo alla Barbera. Speriamo che il tempo tenga! #vendemmia

In questo caso, chiunque esegua la ricerca per l’hastag #vendemmia, troverà, tra gli altri risultati, anche il mio tweet. Imparare ad usare gli hastag in maniera efficace è fondamentale per acquisire visibilità.
Ok, ma chi seguire? Premesso che si può seguire chi si vuole, sarebbe opportuno trovare qualcuno che condivida la propria specifica area di interesse. E più è circoscritto, inusuale quest’ambito, più avremo chance di acquisirvi visibilità. Per esempio, ci può essere una comunità di appassionati raccoglitori di funghi in una determinata Regione che si scambia informazioni durante la stagione della ricerca. Oppure, un gruppo di persone che praticano birdwatching in cerca di informazioni su dove poter osservare quelle particolari specie di uccelli migratori. Oppure ancora: persone che effettuano ricerche per un particolare hastag (per esempio #vendemmia) durante, appunto, il periodo della raccolta delle uve. Cerchiamo quindi di inserirci nella o nelle comunità che ci interessano, o che rispecchiano la natura e l’orientamento della nostra struttura e della nostra attività. Dopo un po’ di tempo, verrà naturale non limitarsi a leggere gli altri, bensì incominciare a scrivere. Si può iniziare interagendo con i nostri following: ogni tweet presenta in basso una serie di opzioni: risposta (si replica direttamente all’autore del tweet, il cui indirizzo (che inizia sempre con una @) comparirà automaticamente all’inizio del tweet; in questo caso solo chi segue sia l’autore che chi risponde vede lo scambio di tweet nella Time Line; tutti gli altri dovranno espandere il tweet originario per leggere le risposte. Se si sposta l’indirizzo del destinatario del tweet in un altro punto, viceversa, il tweet torna visibile a tutti); retweet (inoltra il tweet anche ai propri follower: un retweet su Twitter equivale ad un “condividi” su Facebook. Mentre su Twitter l’equivalente del “mi piace” di Facebook non esiste); aggiungi ai preferiti (utile per crearsi liste di tweet che riteniamo interessanti, o che vogliamo ripescare velocemente in futuro); altro (aggiunto di recente, permette di inviare il tweet via e mail). L’ultimo modo per scrivere qualcosa su Twitter, ovviamente, è inventarsi un nuovo Tweet.
Il problema, a questo punto, è: scrivere a chi? Su Twitter infatti ci sono i following (gli utenti che noi abbiamo deciso di seguire, e di cui riceviamo i tweet sulla nostra Time Line) ed i follower (gli utenti che hanno deciso di seguire noi, per restare aggiornati su ciò che abbiamo da comunicare). Avere molti follower è ovviamente il nostro scopo su Twitter, ma è anche il principale problema: si inizia con un desolante 0, e la cifra tende, di solito, ad aumentare con estrema fatica e grande lentezza. Cosa si può fare per “mettere il turbo” e guadagnare molti follower?
Premessa: come detto, Twitter è estremamente meritocratico. Se siete bravi (ma bravi davvero), emergerete. Altrimenti, sarà difficile riuscirci. Contano quindi i contenuti (interessanti) ed il modo in cui vi esprimete: informale, spigliato, ironico, divertente, tale da suscitare simpatia e curiorità. Altro paletto non da poco: ogni tweet non può superare i 140 caratteri, come i vecchi sms. Roba da spremersi le meningi per farci stare tutto ciò che avete da dire. E a volte, è proprio impossibile. Che fare, allora? Molto spesso, si ricorre a link che rimandano a pagine esterne: un sito, un blog, anche la pagina Facebook, dove c’è più spazio per comunicare i propri contenuti. Altro problema: anche i link, spesso, sono lunghi. Inserire un link in un tweet può equivalere a riempirlo interamente. Per fortuna c’è una soluzione. Esistono diversi servizi di “accorciamento link”: facili da usare, consentono di immettervi il nostro link, ed ottenerne una versione notevolmente accorciata, ideale per essere “twittata”. Questo, per esempio, è uno di questo servizi:
https://bitly.com/

Un’alternativa è costituita dai servizi che permettono di completare tweet che proprio “non ci stavano” in 140 caratteri, come questo:
http://www.twitlonger.com/index.php/main_new/

In entrambi i casi, la tecnica per “invitare” i lettori a cliccare sul link e continuare a leggere è la stessa: il tweet deve contenere una frase introduttiva intrigante lasciata a metà, magari con i puntini di sospensione, seguita dal link.
Oltre ai link, Twitter permette di allegare anche immagini. Queste compariranno come brevi indirizzi URL: cliccandoci su (oppure cliccando su “visualizza immagine” se utilizzate un pc), si apre la foto. E’ senz’altro utile utilizzare anche le immagini, senza però esagerare: occorre infatti ricordare che Twitter è utilizzato via mobile (smartphone e tablet) molto più di Facebook, e che si contraddistingue proprio per la sua estrema leggerezza e immediatezza di utilizzo tramite questi dispositivi: i tweet sulla Time Line si caricano velocemente anche con una connessione che fa i capricci. Caso nel quale le foto (o i video), inutile dirlo, fanno invece fatica a caricarsi. Ecco perché dicevamo che su Twitter la comunicazione testuale ha ancora il sopravvento.
In ogni caso, dopo poco tempo verrà spontaneo comporre tweet molto eleganti, composti da hastag, short link e immagini. Il problema, molto probabilmente, è che i vostri follower saranno ancora desolatamente pochi. A questo punto, molti lasciano perdere. Ed è un peccato, perché comunque avevano investito tempo ed energia su Twitter. Cosa si può fare per ricevere qualche “aiutino”? Premesso che non esistono formule magiche e soprattutto universali, i “trucchi del mestiere” cui si può ricorrere per “mettere il turbo” ed ottenere visibilità presso un’ampia platea, ed incrementare così i propri follower, sono:
- Utilizzare un particolare hastag in un preciso momento, magari se l’hastag è connesso ad un evento. Per esempio, twittare con l’hastag #vinitaly in concomitanza con la cerimonia di inaugurazione della celebre fiera di Verona, fornisce visibilità. Ci sono infatti moltissimi utenti che utilizzano il tasto #Scopri di Twitter come una vera e propria agenzia di stampa, da cui attingere secondo dopo secondo contenuti in tempo reale su un determinato argomento o evento. Se il vostro tweet è interessante e contiene l’hastag giusto al momento giusto, sarà notato e vi consentirà di guadagnare follower.
- Twittate con utenti che hanno molti follower. Ottenere un retweet da parte loro dà grande visibilità, e garantisce di guadagnare follower. Per esempio, se scrivo un tweet interessante, curioso o simpatico ad un giornalista famoso con decine di migliaia di follower, ed il giornalista lo ritwitta, state certi che arriveranno a cascata decine di altri retweet, aggiunte ai preferiti e nuovi follower.

Una volta superato un certo numero critico di follower (che è variabile ma si attesta nell’ordine di qualche centinaio), i retweet, le citazioni e le menzioni saranno tanti e tali da costituire da soli un volano per la vostra visibilità. Ecco che avrete messo il turbo: Twitter è vostro. E oltre che divertente e stimolante da usare, costituità un ulteriore, prezioso canale di comunicazione per la vostra struttura.
A patto (l’avevamo già detto?) di essere bravi. E interessanti, e inusuali, e ironici. E di avere, soprattutto, qualcosa da dire. Esiste un detto su Twitter: se intendi pubblicare le foto delle tue serate, restatene su Facebook.
Più chiaro di così…
Per concludere, una guida semi seria, espressa in termini di “dieci comandamenti” su come utilizzare Twitter, da parte di un utente decisamente particolare:
http://hi-tech.leonardo.it/twitter-come-si-usa-i-dieci-comandamenti-di-lddio/

venerdì 7 dicembre 2012

Quando pubblicare su Facebook?

La scelta del momento della giornata, o dei giorni della settimana, in cui pubblicare contenuti sui social network è cruciale, e non mancano le sorprese.
Se fate marketing su Facebook, certamente sapete che non tutti i vostri clienti/fan vengono raggiunti da ciò che pubblicate. Generalmente, meno del 20% visualizza sulla propria bacheca ciò che avevate da dirgli. E’ infatti una tendeza in continuo aumento, da parte di Facebook, quella di limitare la visibilità dei contenuti pubblicati dalle pagine. Perché? Il motivo è proprio legato al proliferare di queste ultime: in pratica, la concorrenza tra le aziende che fanno marketing su Facebook si sta facendo spietata, e Facebook ha messo in atto una sorta di “selezione naturale”. Ne abbiamo parlato diffusamente qui (link al pezzo sui post a pagamento).
In questa puntata, porremo l’accento su un altro aspetto: se il gioco si fa duro, diventa fondamentale curare ogni aspetto della nostra strategia. Compreso il “timing” dei nostri post. Ovvero, il momento della giornata, o i giorni della settimana, in cui ci conviene pubblicare qualcosa, per avere maggiore visibilità. Ricordiamo ancora una volta che maggiore visibilità significa maggiore interazione (sotto forma di commenti, like, condivisioni), il che a sua volta garantisce visibilità più a lungo (i post popolari restano nelle bacheche per più tempo), con conseguente ulteriore interazione, in un meccanismo che si autoalimenta.
Bene, ma come faccio a capire quando mi conviene pubblicare qualcosa? Beh, se ci sono regole fisse, che vedremo tra poco, è anche vero che ogni azienda ha una propria clientela (o potenziale tale), con proprie abitudini e usi particolari: ciò che è valido per la mia azienda, non necessariamente lo è per quella del mio collega. Conviene allora raccogliere dati statistici, per comprendere quando i post ottengono maggiori visualizzazioni. Lo si può fare comodamente tramite Insight, lo strumento per l’analisi statistica del traffico generato dalle pagine Facebook: posso per esempio pubblicare post in orari diversi, e verificare poi quante visualizzazioni ho raccolto per ognuno di essi. Idem per i diversi giorni della settimana.
Un metodo alternativo a Insight è utilizzare un sondaggio. Esistono diverse applicazioni su Facebook, installabili sul proprio profilo ed utilizzabili quindi per la pagina fan, che permettono di creare e promuovere sondaggi presso i propri clienti. Utilizzando una di queste applicazioni, è possibile chiedere a chi segue la nostra pagina quando tende ad utilizzare maggiormente Facebook, in quali momenti della giornata o in quali giorni della settimana. Lo stesso strumento, tra l’altro, è utilizzabile per chiedere ai propri fan quali tra i contenuti pubblicati ritengono più interessanti: promozioni e offerte, news sul territorio, immagini, ecc. A patto di non esagerare, di solito le persone accolgono favorevolmente i sondaggi (che in questo caso sono costituiti da una sola, semplice domanda a risposta multipla, quindi richiedono pochi secondi di attenzione) e forniscono un buon tasso di partecipazione.
Se questi sono gli accorgimenti che chiunque faccia marketing su Facebook dovrebbe mettere in pratica per cercare di capire quando i suoi fan utilizzano maggiormente il social network, c’è poi una serie di considerazioni che valgono un po’ per tutti.
Molto spesso, chi pubblica contenuti sulla pagina aziendale, tende a farlo durante l’orario di lavoro. Bene, fermatevi a pensare un attimo a quando voi usate di più Facebook. Lo fate a metà mattina o a metà pomeriggio, oppure a colazione, nella pausa pranzo o la sera, dopo cena? Di lunedì, o la domenica pomeriggio? Nella maggior parte dei casi, appare evidente che la gente usa Facebook quando ha tempo, quindi durante la pause di lavoro, o la sera, o durante il week end. Ecco perché (fatto salvo il principio per cui ogni azienda ha una clientela particolare, con usi particolari), di solito può essere utile pubblicare contenuti la sera dopo cena, o la domenica, o il lunedì mattina tra le 8 e le 9, mentre la gente beve il caffè o è appena giunta in ufficio e fa un giro su Facebook prima di iniziare a lavorare. Dopo pochi tentativi, chiunque si può facilmente rendere conto dei risultati.
La concorrenza tra le pagine su Facebook si sta facendo spietata ed emergere non è semplice, ma con i giusti strumenti strategici si possono ottenere risultati importanti.

I Narratori del Territorio

La vecchia tecnica di fare squadra e i nuovi strumenti social: un mix esplosivo?
Fare tutto da soli, si sa, è dura. Far conoscere la propria azienda ed il territorio di cui fa parte con i suoi persorsi, le bellezze naturali ed artistiche è desiderio di chiunque gestisca una struttura turistica, ma non sempre se ne hanno il tempo e gli strumenti. Ed il guaio, come spesso succede in Italia, è che le associazioni nate proprio per questo scopo, spesso si trasformano velocemente in pozzi mangia soldi e sedie da occupare da parte di qualche politico locale. Da qui, una cronica ed endemica sfiducia da parte degli operatori turistici italiani nel “fare squadra”, diffusa molto più di quel che si pensi, da nord a sud; sfiducia che spesso sfocia in campanilismi e rivalità, con il solo risultato di darsi la celebre zappa sui piedi: noi del Team E Guides giriamo costantemente la Penisola per i nostri incontri e per i corsi di formazione, ed ovunque si lamentano gli stessi problemi nel “fare team” tra opeartori turistici dello stesso territorio.
Ma davvero è impossibile creare un meccanismo, un gioco di squadra che permetta di ottenere visibilità presso un pubblico più ampio? Soprattutto, davvero non è possibile farlo con un budget contenuto, visti i tempi?
In realtà, una via c’è. Ed unisce competenze turistiche, cultura del territorio e know how sull’utilizzo strategico del web 2.0 (social network, blog, forum, ecc).
Innanzitutto, la casa comune: una Pagina Fan su Facebook, vera e propria piazza virtuale che raccoglie tutto ciò che di interessante c’è da dire sul territorio: news, eventi, concerti, mostre, spettacoli, sagre, gallery fotografiche. Bello, ma chi la gestisce? Ecco che entrano in scena il Social Team ed i Narratori del Territorio.
I secondi non sono altro che una delle due componenti da cui è formato il primo. Sono i principali curatori della Pagina Facebook, e si occupano di inserirvi contenuti creando un vero e proprio bollettino, un giornale on line. Ma chi sono i Narratori del Territorio? Non esiste una carta d’identità: possono essere cuochi, agricoltori, studenti universitari, ma anche persone appassionate del luogo dove vivono, pensionati che con la loro memoria storica costituiscono un prezioso archivio di conoscenze sulla cultura del posto. La caratteristica fondamentale che deve possedere un Narratore del Territorio è essere innamorato del luogo dove vive, conoscerlo, saperne la storia, i miti, le tradizioni, le particolarità. Ed avere voglia di comunicarle al turista. Dev’essere una comunicazione informale, rapida, snella, fresca e stuzzicante, lontana anni luce da quella rigida, fredda e formale delle vecchie pubblicità o dei comunicati aziendali. Il turista deve avvertire la sensazione di avere di fronte una persona innamorata del proprio territorio che gli sta dicendo “ehi, perché non vieni a dare un’occhiata?”. E non è finita. Se Facebook è il re dei social network, i Narratori del Territorio, tramite appositi stage di formazione, acquisiscono le competenze per gestire la comunicazione anche attraverso un canale Twitter (sempre più utilizzato), e sui cosiddetti “Geosocial”, ovvero i social network studiati appositamente per dispositivi mobile (smartphone e tablet) che si basano su un sistema di georeferenziazione, come Foursquare (molto utilizzato dalla clientela straniera, in particolar modo anglosassone).
Se i Narratori del Territorio sono la prima componente del Social Team, non meno importante è poi la seconda, costituita dagli operatori turistici che aderiscono al progetto: hotel, ristoranti, B&B, aziende agrituristiche, cantine, ecc. Dopo un’adeguata formazione, mediante l’utilizzo incrociato dello strumento dei Feed RSS, ogni operatore può pubblicare un contenuto (per esempio un’offerta speciale della propria struttura, o l’apertura della nuova piscina) contemporaneamente nella sezione notizie del proprio sito, sulla propria Pagina Fan su Facebook, sulla Pagina Fan comune, sul profilo Twitter, ecc. Appare evidente come in questo modo diventi possibile per la singola azienda raggiungere un bacino di potenziali clienti ed una visibilità altrimenti impensabili. Il tutto, praticamente a costo zero.
L’ultima parte del progetto prevede infine la formazione di alcune figure (selezionate magari tra gli stessi Narratori del Territorio) che diventino vere e proprie guide in grado di accompagnare i clienti durante la loro vacanza, sia nella visita alle bellezze artistiche e naturali del luogo, sia nella scoperta delle particolarità di ogni singola struttura, con pacchetti studiati ad hoc.
Si tratta di un approccio innovativo, per certi aspetti rivoluzionario, al marketing turistico, replicabile in contesti e territori differenti. Ciò che conta davvero è la presenza di un gruppo motivato, innamorato del proprio territorio e con conoscenze sulla la storia e le tradizioni del luogo. Con la dovuta formazione nell’ambito del web marketing 2.0, queste stesse figure professionali possono coniugare le proprie conoscenze con un know how che permette loro di comunicare in maniera efficace e coinvolgente con un bacino d’utenza altrimenti difficilmente raggiungibile, oltretutto con costi sostenibili anche in tempi di crisi.
Nascono così i moderni Narratori del Territorio.