lunedì 31 marzo 2014

Facebook Ads: qualche trucco per migliorarle

Le inserzioni pubblicitarie sul social in blu sono uno strumento fondamentale per aumentare la visibilità della propria fan page: ecco qualche suggerimento per ottimizzarle


I tempi delle vacche grasse su Facebook, si sa, sono finiti: da tempo ormai la visibilità dei post pubblicati dalle pagine supera di poco il 10% dei fan, e per raggiungere una platea più ampia non resta che una soluzione: pagare.
Ecco perché le inserzioni pubblicitarie su Facebook continuano ad essere un importante strumento di social media marketing. Paura di buttare soldi in una campagna fallimentare? Ecco alcuni suggerimenti per ottimizzare la propria strategia ed ottenere buoni risultati dalle proprie inserzioni.
Innanzitutto, occorre avere ben chiaro un particolare: in una campagna pubblicitaria, più che le caratteristiche del prodotto o servizio che si promuove, bisogna comunicare i benefit che si hanno acquistandolo. Il potenziale cliente cui cade l’occhio sull'inserzione, infatti, molto probabilmente in quel momento non sta cercando ciò che noi vorremmo vendergli, anche se potrebbe esservi potenzialmente interessato (risveglio della domanda latente, specialmente se abbiamo fatto una buona profilazione): e ad interessarlo, in quella fase, sono proprio i vantaggi che gli derivano da ciò che abbiamo da offrirgli.
Le inserzioni, poi, offrono poco spazio: è fondamentale scegliere con cura le parole da usare per spingere le persone a cliccarci su. E seguire una strategia chiara: si può essere precisi nel descrivere i termini dell’offerta, scegliendo di essere utili; oppure si può puntare sulla suggestione e selezionare parole volte ad emozionare.

Dell’importanza di un’attenta profilazione abbiamo detto più volte. Aggiungiamo che conviene concentrare le campagne su aree geografiche specifiche, ad esempio evitando di farne su più stati contemporaneamente; e che è invece opportuno non porre troppi filtri per quando riguarda gli altri dati demografici: non sempre gli utenti compilano tutti i form, e ogni volta che si mette un filtro si perdono tutti quegli utenti che non hanno compilato quel campo.
E’ poi di fondamentale importanza la scelta dell’immagine. Che, si sa, è piccola, quindi dovrà essere d’impatto e colpire l’utente, ma soprattutto dovrà far capire chi siamo e cosa offriamo: un’immagine giusta molto spesso fa la differenza.
Insomma: mettere in piedi una campagna efficace non è semplice. Ma qualche semplice accorgimento può fare la differenza.

Google Plus: ecco come ottenere il meglio

Dopo anni di letargo, è la tendenza del momento: ma cosa si deve fare per ricavarne i maggiori benefici?

Ormai bisogna esserci, su Google Plus. E’ uno dei mantra del momento, questo, nei discorsi di social media marketing. Se in parte l’affermazione è vera di per sé (per mere questioni di SEO), in parte è altrettanto indiscutibile che approcciarsi ad un social network senza una strategia chiara e senza conoscerne le caratteristiche limita la possibilità di ottenerne i maggiori benefici. Ecco quindi qualche dritta per sfruttare al meglio il social di Mountain View.
Innanzitutto, è fondamentale che il sito sia verificato e collegato alla pagina. Per farlo, occorre inserire una striscia di codice indicata al momento della creazione della pagina nel sito. In breve, Google verificherà la bontà del collegamento.
All'atto della compilazione del profilo, poi, è ovviamente di fondamentale importanza scegliere con cura le parole per descrivere chi siamo, cosa facciamo e cosa offriamo. Soppesando le parole chiave ed evitando di fare un copia-incolla dalla pagina Facebook o dal sito: Google se ne accorgerebbe, e non la prenderebbe bene. Anche rigirare una frase cambiando un paio di parole è meglio che copiarla tale e quale: il motore di ricerca premia i contenuti originali.
Le immagini, si sa, sono sempre più importanti per una buona comunicazione. Oltre a quella del profilo, Google dà la possibilità di inserirne una di copertina molto grande: diventa fondamentale una foto in alta risoluzione, che si integri bene con l’immagine del profilo. In caso di dubbi, vale la pena rivolgersi ad un grafico.
Su Google Plus ci sono le cerchie: usiamole. Evitiamo di inserire tutti i contatti in una generica “persone che seguo”, bensì creiamone ad hoc: ci sarà utile nel momento in cui vorremo inviare messaggi specifici ai nostri clienti piuttosto che ai colleghi o ai fornitori.
Anche su Google Plus, poi vale la vecchia regola dell’80/20: non spammare chi ti segue con promozioni su promozioni, o in breve ti ritroverai da solo! Su dieci contenuti, solo due dovrebbero essere di natura commerciale.
Va da sé, poi, che nel momento in cui riceviamo un commento, è fondamentale rispondere in modo tempestivo.
Infine: il widget +1 collegato alla pagina è un po’ come il bottone “mi piace” linkato alla fan page di Facebook: non usarlo sul proprio sito e ovunque ci sia la possibilità di appiccicarlo sarebbe un delitto.
Come si può notare, alcune delle regole di Google Plus sono le stesse che valgono per tutti i social, altre sono specifiche della creatura di Mountain View. Seguirle può aiutare a ottenerne il meglio.

mercoledì 26 marzo 2014

Prenotazioni dirette: come fare?

La guerra con le OTA si fa sempre più spietata. Ecco qualche idea per disintermediare ed ottenere più prenotazioni dirette

Una guerra senza esclusione di colpi. E’ quella che vede contrapposte le strutture turistiche ai giganti delle OTA. Con la loro forza e la loro visibilità, queste ultime si frappongono tra le prime e i loro clienti, imponendo le loro – pesanti – commissioni.
Cosa può fare chi gestisce una piccola struttura, per difendersi dall’invadenza di questi giganti? Come perseguire la disintermediazione con il cliente finale? Una delle strategie migliori è sicuramente incentivare le prenotazioni dirette mediante il proprio sito web. Questo è noto da tempo. Ma quelli sono gli incentivi che paiono funzionare di più? Se lo è chiesto l’agenzia statunitense Overnight Success, che ha condotto un’inchiesta  su 2500 clienti. I risultati sono interessanti.
Per esempio, il 48% degli intervistati ha dichiarato di gradire, come incentivo alla prenotazione, la possibilità di ottenere una camera più bella allo stesso prezzo di una camera standard: soggiornare in una minisuite, una stanza con angolo cottura o con balcone a condizioni vantaggiose è percepito come un incentivo molto efficace alla prenotazione.
Subito dopo l’incentivo legato alla camera viene, come ci si può aspettare, quello legato al mangiare. Poter usufruire di un servizio in camera, di sconti e gratuità, da che mondo è mondo è una cosa molto gradita ai clienti.
A seguire, infine, gli utenti hanno giudicato di un qualche interesse il fatto di poter usufruire di sconti e convenzioni presso altre strutture, o per spettacoli ed eventi.
Si tratta, evidentemente, di consigli da calare nel contesto di ogni specifica realtà. Chi gestisce una struttura con poche camere, per esempio, potrebbe trovare poco interessante l’idea di fornire una stanza più bella al prezzo di quella standard. Una strategia che però potrebbe rivelarsi preziosa in periodo di bassa stagione.
Per quanto riguarda sconti e benefit legati all’enogastronomia, infine, albergatori e ristoratori italiani non hanno che l’imbarazzo della scelta. Da una piccola fornitura di prodotti da far trovare in camera, alla convenzione con un locale vicino per chi non fa servizio di ristorazione, le idee non mancano.
Il tutto, con il fine di incentivare i clienti ad effettuare una prenotazione diretta dal proprio sito web, e tagliare fuori le OTA e le loro commissioni.

lunedì 24 marzo 2014

Google e SEO: le ultime frontiere

Le regole per ottimizzare il posizionamento del proprio sito sono in continua evoluzione: vediamo le ultime novità

Come faccio ad avere più visite sul sito della mia struttura? E’ una domanda che chiunque gestisca una struttura ricettiva, anche piccola, si è posto almeno una volta. Il SEO – Search Engine Optimization – è croce è delizia per gestori e web master, nonché spesso visto come una sorta di pozione magica dalla ricetta misteriosa. In realtà gli algoritmi di Google, in continua evoluzione, tendono sempre più ad uno scopo ben preciso: premiare siti e contenuti di qualità. Ciò che è originale, ciò che è utile, ciò che ottiene visite e link, viene premiato dal motore di ricerca. Una ricetta all’apparenza semplice: ecco alcuni accorgimenti per farsi trovare pronti.
- Creare contenuti di valore su più piattaforme. Un’offerta promozionale pubblicata sul sito, se è fatta bene, è un contenuto di valore. Ma da sola probabilmente non basta. Meglio affiancarla e linkarla ad uno o più post sui social e, perché no, ad un articolo sul blog aziendale. Tenere a mente che, sempre più, per Google un contenuto di valore è un contenuto davvero utile per il cliente.
- Pensare alle parole chiave. Questo suggerimento è vecchio quanto il web, ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. Google, un po’ come Facebook, pare sempre più orientato verso metodi di ricerca semantica: l’utente, attraverso il dispositivo, “parla” in maniera naturale al motore di ricerca, che interpreta la richiesta e la trasforma in risultati di ricerca. E’ evidente che il vecchio modo di pensare alle parole chiave, schematico e rigido, con la ricerca semantica non basta più. Occorre allargare i propri orizzonti, e pensare in termini di topic, ovvero di aree d’interesse, gruppi di parole. Il motore di ricerca è già in grado di raggruppare parole chiave sotto la stessa sfera di interesse e metterle in correlazione: facciamolo anche noi utilizzandole con attenzione – e naturalezza – ovunque se ne presenti l’occasione..
- La geolocalizzazione. Sempre più utenti cercano strutture ricettive direttamente dalle mappe, magari utilizzando uno strumento mobile mentre sono in viaggio. Curare i propri spazi su Google Places e Google Plus diventa sempre più strategico.
- Monitorare le performance del sito aziendale. Molte volte sono dettagli che vengono trascurati, ma è bene sapere che per Google sono molto importanti: qual è la frequenza di rimbalzo del proprio sito? Le pagine si caricano velocemente? Tenere sotto controllo ed ottimizzare l’usabilità del proprio sito può fare la differenza anche in termini di SEO.

Instagram: il boom non si ferma più

Oltre 150 milioni di utenti attivi al mese, con tassi d’interazione superiori di 15 volte a quelli di Facebook: ecco perché conviene essere presenti sul social delle immagini

Instagram non si ferma più. I numeri perlano chiaro circa il successo del social delle immagini in stile vecchie Polaroid: oltre 150 milioni di utenti attivi al mese, e soprattutto tassi d’interazione che arrivano ad essere di 15 volte superiori a quelli di Facebook. Se si aggiunge che in testa alla classifica delle immagini più condivise ci sono foto di viaggi e di piatti fumanti, non è difficile capire perché essere presenti sul social degli scatti in stile vintage sia sempre più importante per una buona strategia di social media marketing.


Che il futuro della comunicazione social risieda proprio nei contenuti visuali, del resto, lo abbiamo scritto e ripetuto più volte. Può convenire allora collegare gli account Instagram e Facebook – ricordiamo che il secondo ha acquistato il primo tempo fa, intuendone le potenzialità, e a quanto pare Zuckerberg e i suoi ci avevano visto giusto per l’ennesima volta – in maniera che le immagini pubblicate sul primo compaiano anche sul secondo.
Per concludere, Instagram pare prestarsi particolarmente a coinvolgere i clienti in giochi, concorsi e contest. Per il suo carattere immediato – lo si usa da mobile – e giocoso, può infatti essere utilizzato per invitare gli ospiti presenti in struttura a sfidarsi in concorsi fotografici, scatti a tema o quant’altro, da condividere sul profilo aziendale. Un altro buon modo per aumentare il coinvolgimento della clientela, e con esso la visibilità della struttura.

lunedì 17 marzo 2014

Facebook: in arrivo gli spot pubblicitari

Dopo l’annuncio dell’anno scorso, è pronta l’attesa novità. Ecco cosa ci attende

Lo avevamo annunciato lo scorso anno qui, ora pare che la nuova feature sia in dirittura d’arrivo: su Facebook stanno per arrivare gli spot pubblicitari.
A pochi giorni dal restyling del design della bacheca – il nuovo layout sta comprarendo gradualmente agli utenti – è quindi in arrivo un’altra importante novità, che negli intenti di Zuckerberg dovrebbe portare un incremento degli introiti pubblicitari. Gli spot si chiameranno “Premium Video Ads”, e forniranno la possibilità, per gli inserzionisti, di creare campagne pubblicitarie basate, appunto, su un video.
Gli spot partiranno automaticamente sulle bacheche degli utenti, ma senza audio: sarà facoltà di chi visualizza, se incuriosito dalle immagini, aumentare il volume. Un compromesso tra efficacia e invasività che potrebbe funzionare.
Secondo il Wall Street Journal, nei soli USA le aziende spendono ogni anno 66 miliardi di dollari in inserzioni pubblicitarie: Facebook mira a prendersene una bella fetta. Uno spot sul Social in blu potrebbe arrivare a costare fino a 2 milioni di dollari al giorno.
Si tratta, chiaramente, di numeri riferiti a grandi aziende. Per chi gestisce una piccola struttura, in cosa si traduce tutto questo? Si sa della ritrosia di molti di fronte all’idea dei video promozionali: farli bene richiede tempo, competenza e, spesso, soldi. Ne vale la pena? La risposta potrebbe essere sì, e per un motivo molto semplice: come spesso abbiamo ribadito, la comunicazione sui social non è affatto come quella tradizionale. Le foto patinate o i video girati in maniera impeccabile da professionisti vanno bene in tv o, al limite, sul sito aziendale. Ma su Facebook – così come su Youtube, per esempio – anche un video girato da uno smartphone, se simpatico, interessante e, magari, virale, può riscuotere successo. Anche spendendo decisamente meno di quei due milioni di dollari al giorno per promuoverlo.
E, soprattutto, può portare visite e mi piace alla pagina fan.



lunedì 10 marzo 2014

Le immagini che fanno la differenza: paesaggi e mangiare

Un recente studio di Inside Facebook conferma che le fotografie più virali sui social sono quelle che mostrano scenari e piatti in tavola.

2.121 pagine fan di hotel e resort, per un totale di 114.634 post analizzati. Sono i numeri della ricerca recentemente condotta da Inside Facebook sui tipi di contenuti che generano maggior engagement tra gli utenti di strutture ricettive. E i risultati, neanche a dirlo, hanno evidenziato ancora una volta l’importanza della comunicazione visuale. Aggiungendo però qualche dettaglio interessante.
Se la netta supremazia delle immagini sugli altri tipi di contenuti era abbastanza prevedibile, trova conferma anche l’importanza di fotografare paesaggi e piatti in tavola:

Se le immagini che ritraggono gli scenari in cui è immersa la struttura sono quelle che ottengono più likes, le fotografie di piatti fumanti appena usciti dalla cucina ricevono per contro maggiori commenti e condivisioni, che per una diffusione virale di un contenuto sono più efficaci del like.
Calando questi risultati nella realtà italiana, si può aggiungere che lo stesso risultato ottenuto dai piatti, o quasi, si può ottenere pubblicando foto di prodotti. Molto spesso chi gestisce una piccola struttura ricettiva in un contesto rurale porta avanti anche un’attività agricola e vende i relativi prodotti. Salumi, formaggi, vini, oli, sono espressioni del made in Italy e vengono riconosciuti come eccellenze assolute nel mondo.
Raccontarli per immagini, dalla nascita, alla lavorazione, alla presentazione in tavola, è un’opportunità tutta da cogliere per le piccole strutture che fanno turismo enogastronomico ed intendono promuovere la propria attività mediante le leve del social media marketing.


Tripadvisor: per gli utenti continua ad essere importante?

Uno studio commissionato dal noto portale a PhoCusWright conferma il peso che viene attribuito alle recensioni

Tripadvisor sta perdendo autorevolezza? Secondo uno studio pubblicato poco tempo fa dall’agenzia PhoCusRight, sì, almeno in America. Ora però esce una ricerca, condotta sempre da PhoCusWright ma commissionata, questa volta, proprio da Tripadvisor, ed i risultati sono diametralmente opposti: il valore delle recensioni sarebbe in continuo aumento. Sarà un caso?
Il sondaggio ha raccolto il parere di 12000 utenti in diversi Paesi negli ultimi mesi del 2013.
Stando ai risultati, il 53% del campione ha affermato di non essere disposto a prenotare in un hotel privo di recensioni, e ben l’80% ha confermato di sentirsi rassicurato dalle review positive. Il 77% dice di consultare regolarmente Tripadvisor per scegliere la destinazione, ed il 65% preferisce le srutture che hanno ricevuto un riconoscimento dal portale.
E il problema dei commenti estremi, o delle recensioni false? Secondo Tripadvisor non esiste: dallo studio emergerebbe che gli utenti sono, o pensano di essere, in grado di filtrare le recensioni non attendibili, e di concentrarsi sulle altre: ogni utente afferma di leggerne almeno 6 prima di prendere una decisione.
Anche su Tripadvisor, poi, le immagini hanno sempre più importanza: per il 73% degli intervistati contano quanto i commenti.
Insomma: sembrerebbe andare tutto bene per il noto portale di recensioni. Anche se il fatto che lo studio sia stato commissionato proprio dallo stesso Tripadvisor lascia aperto qualche legittimo dubbio.

lunedì 3 marzo 2014

Offline o online: come si sceglie una vacanza nel 2013?

Una ricerca condotta su turisti nordamericani ed europei svela le tendenze di comportamento per l’individuazione della destinazione turistica

2520 turisti nordamericani e 3061 europei monitorati in 6 mesi di studio. Sono i numeri della ricerca “Destination Unknown: How U.S. and European Travelers Decide Where to Go 2013”, pubblicata da PhocusWright . L’opera si propone di illustrare le dinamiche di comportamento dei turisti nella scelta della destinazione di viaggio.
La mole di dati raccolti è notevole. Innanzitutto, restando in europa, i turisti tedeschi sono i più propensi ad utilizzare i motori di ricerca generalisti, mentre i francesi preferiscono evitare le OTA e gli inglesi sono i più attenti alle recensioni on line, al contrario degli americani che vi si stanno disaffezionando.
Sia in Europa che in America appaiono in calo le quotazioni dei portali che offrono promozioni scontate tramite i coupon.
Tutto questo, per quanto riguarda il comportamento on line. Ma cosa succede invece off line? Qui le sorprese non mancano. Al di là del continuo, generalizzato calo di importanza di agenzie e tour operator, infatti, a sorpresa pare tenere bene il passo la carta stampata, tramite riviste di settore e magazine. In Germania, questo canale di informazione pare addirittura attraversare un ritorno di fiamma.
Germania a parte, infine, è in aumento la tendenza a cercare il contatto telefonico diretto con la struttura, saltando gli intermediari.
Tra i fattori, infine, che influenzano la scelta di una destinazione, spicca l’importanza attribuita ai costi  di alloggio, e a quelli dei biglietti aerei o comunque dei trasporti. Insieme al clima, i costi paiono contare di più rispetto agli aspetti culturali e paesaggistici offerti da una location.
Insomma: quel che appare chiaro è che l’off line non è sparito: fare promozione – anche – in modo classico continua, e probabilmente continuerà a lungo, ad avere la sua importanza.

Prenotazioni: sempre più da mobile

Paul Hennessey di Booking.com rivela i trend in atto sul noto portale
Ecco come si esprime su hospitalitynet, riguardo all’importanza del canale mobile, Paul Hennessey, CMO di Booking,com: “Sulla nostra piattaforma abbiamo visto uno spostamento nel comportamento dei consumatori, dalla semplice prenotazione last minute alla pianificazione, alla ricerca, alla prenotazione e all’utilizzo delle funzionalità post-prenotazione [il tutto sempre da mobile, n.d.r]. Ecco perché per noi è vitale offrire un’esperienza di alto livello dall’inizio alla fine, perché possa funzionare bene sia nell’immediato che nel lungo termine”.
Se tutto questo vale per un gigante come Booking.com, resta altrettanto importante anche per chi gestisce una piccola struttura. Da un lato, non si può ormai prescindere dall’avere una versione mobile del proprio sito, o almeno un sito responsive, in grado cioè di riconoscere il dispositivo da cui l’utente sta effettuando l’accesso (smartphone, tablet o pc), ed adattarvisi automaticamente. 
Dall’altro, però, anche questo non basta più. Il canale mobile non può più essere visto come una mera copia di quello standard, bensì come qualcosa di diverso. Se, infatti, è in crescita il numero di coloro che fanno tutto da smartphone, usandolo di fatto come un pc, resta pur vero che la particolarità del suo utilizzo resta legata al fatto di trovarsi in movimento, magari già in viaggio, e di dover scegliere rapidamente una sistemazione nei paraggi: il 31% delle prenotazioni da mobile avvengono entro le 72 ore dall’arrivo.
In quest’ottica, forse è giunto il momento di dotare il proprio sito mobile di sezioni dedicate ed espressamente pensate per intercettare il cliente last minute, che si trova magari nei dintorni. Con piani tariffari ad hoc, con strategie di local marketing e sfruttando ancora di più i canali social.