lunedì 16 dicembre 2013

Google punta sul Made in Italy

Far conoscere le eccellenze nascoste mediante i giovani e le competenze digitali, è l’obiettivo annunciato da Mountain View per rilanciare il Bel Paese.

“Noi ci siamo conviti che l’elemento vero di ricchezza del made in Italy non siano il prodotto e il territorio, ma la sintesi straordinaria di questi due fattori”. A dirlo è Diego Ciulli, Senior Policy Analist di Google. Che continua: “Il made in Italy è fatto apposta per la rete”. E a chi gli chiede perché, replica che l’arretratezza digitale del nostro Paese mina le potenzialità di certe perle nascoste, ma che il successo, in termini numerici, delle ricerche effettuare ricorrendo alla cosiddetta coda lunga, testimonia che le potenzialità digitali di risorse semisconosciute che costituiscono un unicum mondiale sono enormi.
Un po’ di numeri: il “Made in Italy” è il terzo brand più digitato al mondo su Google, e lo è soprattutto nei mercati emergenti, come Russia, Medio Oriente ed India. Appurato che la domanda esiste, prosegue Ciulli, il problema risiede piuttosto nell’offerta: siti spesso obsoleti, non ottimizzati a fini SEO, sviluppati senza un occhio di riguardo all’analisi della domanda.
Cosa intende fare Google? Ciulli annuncia di aver già interpellato le istituzioni del Paese, al fine di coinvolgerle in un strategia organica. E sottolinea come la chiave di volta del progetto siano i giovani: sono loro che devono venire adeguatamente formati e dotati del know how digitale necessario per far conoscere, raccontare e vendere le infinite perle nascoste della penisola, che aspettano solo di venire scoperte e valorizzate.
Insomma, una grossa sfida ed una bella scommessa, per Google. Ma anche un’iniezione di fiducia per tutti quanti: se ci credono a Mountian View, nelle nostre possibilità, perché non dovremmo farlo noi? Come semrpe, non resta che restare ben sintonizzati per captare le prossime novità in arrivo da Big G.

Facebook cambia ancora la Time Line: ci sarà da pagare?

Difficile capire le nuove logiche di scelta dei post, ma una cosa pare chiara: i gestori di pagine sono sempre più invitati a metter mano al portafoglio

La novità ha inquietato inizialmente chi gestisce grossi siti di informazione, ma in realtà riguarda chiunque abbia a che fare con una pagina fan. Dai primi di dicembre, si è infatti notata un’accelerazione di una tendenza già in atto da un po’: Facebook sta cambiando i criteri in base ai quali sceglie i contenuti da mostrare agli utenti nelle proprie Time Line.
Qualcuno ci avrà già fatto caso: da tempo, anche quando si seleziona l’opzione “più recenti” (che dovrebbe far sì che i post di amici e pagine vengano visualizzati in Time Line in un modo puramente cronologico) i contenuti più visualizzati sono in realtà quelli che hanno ottenuto maggiori interazioni. Può capitare che un post vecchio di giorni venga riproposto da Facebook, magari perché un nostro amico lo ha recentemente commentato, per incentivarci a interagire a nostra volta.
Questo modus operandi è stato giustificato da Facebook con la volontà di diffondere i contenuti di qualità e le news a scapito dei meme e dei link con le solite immagini. A Menlo Park, in effetti, fin dalla scorsa primavera parlano di Newsfeed, ovvero dell’idea di fare di Facebook una specie di rassegna stampa quotidiana, personalizzata per ogni utente in base ai suoi gusti ed ai suoi interessi. Ma è davvero tutto qui? Secondo alcuni analisti, no. Come dicevamo nell’incipit, infatti, i primi ad accorgersi che da inizio dicembre qualcosa non quadrava, sono stati i gestori di grandi siti di news (quotidiani, riviste, ma non solo), che in teoria dovrebbero essere proprio coloro che hanno da guadagnare dalle novità introdotte da Facebook. Ebbene, nelle ultime settimane i contenuti di queste pagine hanno in realtà perso visibilità in maniera considerevole.
Zuckerberg e i suoi hanno pubblicato questa nota lo scorso due dicembre per spiegare le ultime novità, ma a dire il vero le argomentazioni in essa contenute paiono piuttosto deboli e vaghe: si parla genericamente di promozione dei contenuti di qualità, di personalizzazione delle Time Line degli utenti in base ai loro interessi, ma la realtà che appare sempre più evidente è un’altra: gli utenti hanno sempre meno il controllo di ciò che appare nelle loro Time Lines, e contemporaneamente i contenuti delle pagine sono sempre meno visibili.
Da un lato, è ormai chiaro che Facebook vuole incentivare i gestori di Fan Page a ricorrere alle soluzioni a pagamento (soprattutto ai post sponsorizzati, che hanno una rilevanza notevole soprattutto su mobile). Dall’altro, però, la perdita di controllo, da parte degli utenti, sui contenuti che appaiono nella propria Time Line potrebbe alla lunga creare problemi, se gli utenti stessi dovessero stancarsi e decidere di trovare soluzioni alternative per restare aggiornati sulle aziende e le organizzazioni che interessano loro.
Soluzioni per chi gestisce la pagina di una struttura? Al momento non ce ne sono. Continuare a proporre contenuti di qualità appare fondamentale, ma come detto, a volte non basta più. Ricorrere ai post sponsorizzati, ovvero pagare, è ciò che vuole Facebook, ma non tutti (e non sempre), possono essere d’accordo. Non resta che tenersi aggiornati per seguire i prossimi sviluppi di una vicenda che pare sempre più simile una telenovela.

lunedì 9 dicembre 2013

Pinterest lancia i Place Pin

E’ ora possibile geolocalizzare i pin e inserirli in una mappa: altro passo in avanti del marketing territoriale?

Pinterest, il social dei desideri, dove si pubblicano le cose che ci piacciono o che ci piacerebbe fare (o avere). Prodotti, moda, luoghi, viaggi. Con un’importante componente di e-commerce legata ai gifts (in questo periodo dell’anno, in menu sono comparsi degli opportuni “Holiday Gifts”). Ne abbiamo già parlato diffusamente qui . Pinterest si conferma il social più “rosa” del web (quasi il 70% degli utenti sono donne) e, in base ad una recente analisi di Shareaholic (http://on.mash.to/1gjigOP) è il secondo social dopo Facebook per volume di traffico portato ad altri siti, superando quello di Twitter e Linkedin messi insieme.
Insomma, i numeri non mancano. Pinterest, piuttosto, difettava di una feature che consentisse una geolocalizzazione dei contenuti pubblicati. Detto, fatto: ecco i Place Pin.
Di cosa si tratta? In pratica, è da poco possibile creare board (bacheche) correlate di mappa, sulla quale i Pins vengono distribuiti come spilli. In questo modo gli utenti possono creare, ad esempio, board delle loro regioni preferite, ed annotare, suggerire e condividere con gli altri utenti i loro luoghi preferiti nelle medesime: ristoranti, agriturismi, bar, negozi, ecc. In concreto, è sufficiente cliccare su yes all’opzione “add a map” al momento della creazione della board.
Le potenzialità della nuova funzione appaiono evidenti, soprattutto alla luce dei numeri: ogni giorno su Pinterest vengono pubblicati quasi 1,5 milioni di Pins legati ad una località, ed in tutto sono 750 milioni quelli legati a luoghi o destinazioni.
Insomma, l’evoluzione del marketing di prossimità compie un altro passo. Indispensabile restare sul pezzo.

Google lancia il suo Colibrì

Si tratta dell’ultimo aggiornamento dell’algoritmo della big G, e si preannuncia come una vera e propria rivoluzione

Ricerche conversazionali. Così chiamano, in maniera in po’ tecnica, gli esperti del settore quelle ricerche eseguite sui motori di ricerca mediante l’utilizzo di una frase del linguaggio corrente. E, che ce ne rendiamo conto o no, si tratta di una tendenza che coinvolge tutti.
Partendo da queste considerazioni, quelli di Google hanno rivoluzionato il proprio algoritmo con l’introduzione di Colibrì: stando agli sviluppatori di Mountain View, la novità riguarderà il 90% delle ricerche effettuate.
In pratica, (è tutt’altro che semplice, ma proviamo a fornire qualche spiegazione) ogni qual volta un utente effettua una ricerca formulata come una domanda (per esempio, “chi è il Presidente degli Stati Uniti”), Google è ora in grado di fornire risposte secche (provare per credere) analizzando non solo le parole chiave utilizzate dall’utente, ma anche sinonimi, termini che esprimono concetti simili, argomenti più o meno direttamente correlati: tutto ciò si riassume in quello che a Mountain View chiamano il Knowledge Graph, ovvero una vasta sfera che unisce parole, concetti, argomenti tra loro correlati.
Bene: molto interessante, ma tutto ciò cosa implica per chi deve curare i contenuti del sito web (e non solo) della propria struttura, ai fini del SEO? Qui possiamo tranquillizzare chi legge: non cambia poi molto rispetto a quanto valeva già con i precedenti algoritmi Panda e Penguin. Ovvero: occorre continuare a privilegiare i contenuti di qualità, utilizzando un linguaggio originale e “naturale” (cioè: non esagerare con le parole chiave) e, soprattutto, al momento della stesura di titoli e testi, immaginare di dover rispondere alle domande dei propri clienti (o potenziali tali). Difficile? Senza dubbio, ma come abbiamo già analizzato qui  Google viene in nostro aiuto con il Keyword Tool di Adwords, che può essere utilizzato anche come potente strumento di analisi della domanda.

martedì 3 dicembre 2013

Social Network, quando pubblicare contenuti?

Torniamo su un argomento sempre d’attualità: orari e giorni migliori per pubblicare post sui social network (ognuno di essi ha le sue regole)

E’ una delle questioni che più fanno discutere i social media strategist: quando conviene pubblicare contenuti per ottenere i migliori risultati? Ne avevamo già parlato qui, ora ritorniamo sull’argomento con nuovi spunti.
Innanzitutto, è ormai chiaro che ogni social network ha le proprie regole, con utenti ed abitudini differenti. Vediamoli uno per uno, iniziando dal re dei social, ovvero Facebook.
Partiamo da una considerazione: moltissime persone utilizzano quotidianamente il proprio smartphone o tablet durante i tempi morti o le attese, come il tragitto casa-lavoro sui mezzi pubblici. Ed una delle attività che svolgono con maggiore frequenza, è proprio la consultazione di Facebook. Appare quindi evidente come convenga pubblicare contenuti proprio durante queste fasce orarie: dal mattino presto fin verso le nove, e poi ancora dalle cinque del pomeriggio in poi, fino alle otto di sera. Il corollario di questo assunto, è che su Facebook i contenuti “rendono” di più se vengono pubblicati nei giorni lavorativi, piuttosto che durante il week end.
Ed è curioso come invece avvenga l’esatto contrario su Twitter, i cui utenti, evidentemente, sono frequentatori molto più assidui: qui infatti i tweet che ottengono performance migliori sono quelli cinguettati proprio di sabato e domenica. La fascia oraria preferita dagli utenti del social dell’uccellino blu pare essere quella del pranzo (da mezzogiorno alle due del pomeriggio). Da evitare gli orari centrali del mattino e del pomeriggio, così come la sera.
Segue regole tutte sue anche il social più “rosa” che ci sia, ovvero Pinterest. Anche in questo caso, infatti, conviene pubblicare immagini dei propri prodotti e servizi nel week end, ma la particolarità è che su Pinterest hanno successo i contenuti condivisi la sera, dalle nove alle undici.
Se poi si intende utilizzare anche Linkedin, il social “professionale”, è bene tenere presente che in questo caso gli utenti controllano le proprie bacheche appena arrivati al lavoro, o appena prima di andarsene o subito dopo: bene quindi gli orari a cavallo delle nove del mattino e delle 6 di sera, ok la pausa pranzo. Da evitare orari serali e week end.
Infine, è bene non dimenticare Google+: sebbene le visite reali al social di Mountain View siano trascurabili (i dati che parlano di un’enorme quantità di accessi sono probabilmente “gonfiati” tramite l’utilizzo degli altri strumenti Google, da Gmail in poi), è tuttavia importante ricordare l’importanza della pagina Google+ ai fini della visibilità on line della propria struttura. Va da sé che in questo caso orari e giorni di pubblicazione rivestono un’importanza decisamente inferiore.
Da ultimo: avete un blog? Anche in questo caso, qualche buona regola da seguire c’è. Posto che, se l’avete aperto, è bene che il blog sia vivo ed aggiornato periodicamente (meglio se settimanalmente), l’ideale sarebbe farlo sempre lo stesso giorno, ed agli stessi orari. E proposito di orari, i migliori paiono essere quelli mattutini, quando le persone sfogliano la propria rassegna stampa quotidiana.

Facebook e le stelle per dare un voto alle attività

Da qualche tempo sulle bacheche degli utenti compare un nuovo sistema di valutazione delle attività commerciali, basato sulle stelline. Perché e come funziona?

L’avrete notato in molti. Da qualche tempo, quando si accede al proprio profilo facebook, compaiono sulla destra una serie di link che invitano ad assegnare un numero di stelline (da una a cinque) alle attività a cui in precedenza avevamo fatto “mi piace”. Ristoranti, hotel, agriturismo, bar, cantine. Ora chiunque abbia aperto una Pagina relativa alla propria struttura può venire “giudicato” dai propri fan.
Perché Facebook ha introdotto questa novità? Per rispondere, è necessario fare un passo indietro. Già ai tempi dell’introduzione dei limiti alla visibilità dei post pubblicati dalle pagine con conseguente introduzione dei post sponsorizzati, (http://bit.ly/ZfBxme), lo scopo di Facebook era, oltre che aumentare gli introiti, limitare l’inflazione delle fan page e dei contenuti da esse generate. In altre parole: la comunicazione su Facebook è sempre stata basata sul tasto “like”, ma con il passare del tempo, questo simbolo rischia di divenire inflazionato e perdere rilevanza. Se i miei amici di Facebook cliccano ogni giorno “mi piace” ad un gran numero di pagine ed ai loro contenuti, avrò sempre meno interesse ad andare a vedere di cosa si tratta (erosione del potere della riprova sociale). Ecco quindi che Zuckerberg e soci sono corsi ai ripari con uno strumento diverso, in grado di richiamare maggiore interesse (almeno nei loro piani) proprio grazie all’effetto novità.
Oltre alla possibilità di assegnare stelline, Facebook permette di visualizzare quali nostri amici hanno votato qualche attività, ed il voto medio ottenuto dalle pagine a cui abbiamo fatto “mi piace”. Quali conseguenze porta tutto questo? Sicuramente, spinge ad un’interazione, e quindi un rapporto, molto più stretto tra struttura e fan. Se infatti un like può essere dato in maniera distratta, senza essere particolarmente legati alla relativa Pagina, l’assegnazione di un voto comporta un’attenzione decisamente maggiore. Da un lato, questo è un bene per chi gestisce la Pagina: avere fan attenti è un vantaggio (il vecchio adagio del meglio pochi ma buoni). Dall’altro, ci si chiede se esista il rischio che insorga un “effetto Tripadvisor”, con tutti i relativi problemi del caso. Il pericolo forse c’è, ma il contesto appare così differente da tranquillizzare gli operatori.