In
una recente intervista, Andrey Lipattsev (Search
Quality Senior Strategist di Google), ha rivelato alcuni ingredienti
fondamentali della ricetta per il posizionamento
E’ come la ricetta della Coca Cola. Lo
si dice per indicare qualcosa la cui composizione resta misteriosa e
sconosciuta. E l’algoritmo che determina il ranking di Google rientra a pieno titolo in questa categoria.
Almeno, vi rientrava fino a ieri, con i suoi oltre 200 ingredienti segreti. Da oggi, un po’ di meno. In una
recente intervista in live streaming organizzata da Web Promo Expert, infatti, Andrey
Lipattsev (Search Quality Senior
Strategist di Google), è uscito allo scoperto e ha fatto nomi e cognomi. Nel
dettaglio, ha parlato di contenuti e
link che portano al sito. In quale
ordine? Ora non esageriamo, non si può sapere tutto: “non c’è un ordine”, ha
risposto Lipattsev.
Il
che, sinceramente, non aggiunge più di tanto a quanto già sospettavamo.
Piuttosto: e RankBrain
che fine ha fatto? Il sistema di intelligenza artificiale ad apprendimento
automatico, volto a superare
le parole chiave e favore della ricerca semantica e dei contenuti di qualità, era
stato indicato dai guru di Mountain View addirittura come il terzo fattore.
Ora che conosciamo i primi due, verrebbe da dire che abbiamo fatto bingo. E
invece no, perché nel frattempo RankBrain, pur restando importante, è stato
declassato: potrebbe non avere lo stesso peso su tutte le query. Secondo
quanto rilasciato da fonti interne a Google, infatti, RankBrain potrebbe avere
un impatto sulle query recenti (ad esempio il 15% di query nuove digitate ogni
giorno dagli utenti), e caratterizzate dalla coda lunga; ma avere un
impatto molto minore, se non nullo, sulle query corte, vecchie e molto
digitate. Insomma, RankBrain potrebbe essere il famigerato terzo fattore nelle
prime, e non nelle seconde. Sulla questione, così si è espresso Lipattsev: “La
questione del terzo posto è fortemente controversa. Prendete le cose con le
pinze”.
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