lunedì 30 marzo 2015

Social e interazioni, quali le più comuni?

Una ricerca di GlobalWebIndex ha indagato quali sono le azioni svolte con più frequenza su alcuni tra i principali social network

I social network funzionano grazie alle interazioni. Parte da questo assioma fondamentale lo studio realizzato da GlobalWebIndex  che analizza, social per social, quali tipi di interazione funzionano di più. I risultati sono riassunti nell’infografica che segue.
Partiamo dal Facebook. Nel social in blu a farla la padrona è, neanche a dirlo, il like, indicato dal 70% degli intervistati come l’interazione più utilizzata. Seguono i commenti ai post (55%). Twitter è il social dove essere sempre “sul pezzo”, ecco perché il 42% ha indicato nella ricerca all’interno dei Trending Topics l’azione più svolta, mentre tweet e retweet si fermano al 34%. La maggior parte degli utenti di Twitter, insomma, si limita a leggere (ma questo si sapeva, e non è necessariamente un male). Chi utilizza Google+ (e ci chiediamo chi abbia dichiarato di utilizzarlo davvero) ha un comportamento simile: la lettura di contenuti è l’azione più comune (45%), mentre il click sul pulsante +1 si ferma al 33%.
A seguire, l’infografica completa.


Vino, che passione

Uno studio commissionato dalla Sheraton rivela che la bevanda di bacco occupa il primo posto tra gli interessi di molti viaggiatori

Vino e viaggi, un connubio che funziona. E’ quanto emerge dal sondaggio commissionato dalla Sheraton Hotels and Resorts con lo scopo di analizzare l’interesse nei confronti del vino rispetto ad altri servizi da parte dei turisti.
Il campione intervistato comprende viaggiatori dagli USA, dalla Germania, dall’Argentina, dalla Cina e dal Cile: uno spettro piuttosto ampio e variegato, dunque. E tra i risultati non mancano le sorprese. In positivo per il vino, ovviamente. Ben il 57% degli intervistati, infatti, ha infatti dichiarato che il vino è il miglior modo per rilassarsi durante una vacanza: meglio della spa (23% di preferenze) o della palestra (12%). Incredibile poi ciò a cui molti turisti sarebbero disposti a rinunciare per un solo bicchiere di vino di alto livello: il 29% rinuncerebbe allo smartphone per un giorno, mentre il 23% addirittura ai social o al sesso per una settimana.
Il vino pare essere intimamente legato al viaggio. Il 60% ha detto di bere di più mentre è in vacanza, e il 74% si sente più disponibile a provare vini nuovi durante le ferie. Sempre durante il viaggio, il 54% è disposto a spendere di più per una bottiglia; il 67% è addirittura disponibile a spendere la somma più consistente della vacanza proprio per il vino.
Un amore incondizionato, insomma. Come sfruttarlo? Rendendosi conto di un dettaglio emerso proprio durante il sondaggio: la maggior parte dei winelovers ammette di non avere le competenze necessarie a scegliere il vino nei luoghi di vacanza e di preferire affidarsi ad un esperto, con il quale ci sarebbero però frequenti difficoltà di dialogo, anche perché spesso ci si sente “intimiditi” da sommelier.
Vien da sé che una struttura che si sappia cogliere nel modo giusto per venire incontro a queste esigenze, e che soprattutto lo sappia comunicare, può fare bingo. Via dunque a momenti di degustazione e formazione, con una strizzatina d’occhio allo storytelling.


martedì 24 marzo 2015

Talkwalker, il tool italiano per monitorare la brand reputation

E’ gratuito, ma ha la qualità degli analoghi prodotti a pagamento

Chiunque si sia occupato di monitorare la brand reputation della propria struttura o attività, lo sa bene: le soluzioni non sono molte. O ci si arrangia e si fa a mano, digitando le parole chiave che ci interessano nei motori di ricerca; o ci si affida al solito Google Alert; oppure si ricorre alle soluzioni a pagamento. Queste spesso sono ottime e riescono ad intercettare anche le conversazioni sui blog e sui forum meno visibili, ma hanno il problema di essere piuttosto costose e più adatte, quindi, a professionisti della comunicazione piuttosto che a chi gestisce una piccola attività
Ebbene, da qualche tempo a questa parte esiste uno strumento nuovo che sembra fare proprio al caso di quest’ultimo. Si chiama Talkwalker, è italiano ed è gratuito. Lo si può provare qui: si ha a disposizione un tool che scansiona i principali media di 180 nazioni, analizza e compara la reputazione e le conversazioni. Sono presenti alcuni limiti, ad esempio mancano gli alert e la gestione multi-utente, ma il sistema permette comunque di effettuare molte ricerche interessanti per parole chiave ed hashtag. Il tutto, con un interfaccia accattivante ed immediata da usare: basta registrarsi.
Insomma, uno strumento interessante per tenere sotto controllo cosa si dice in giro per il web della nostra attività.

Google Trust: più fatti e meno link

Il motore di ricerca starebbe lavorando a un algoritmo in grado di premiare i siti che contengono dati di fatto e verità, piuttosto che molti collegamenti

Più fatti, meno link. Si può riassumere così, la filosofia che sta alla base dell’ultima novità made in Mountain View. La notizia è stata lanciata da New Scientist, e si basa su questo documento  redatto da sette ricercatori Google. Lo studio, il cui titolo è traducibile con “La conoscenza basata sulla fiducia – Stimare l’attendibilità delle fonti sul web”, indaga l’attendibilità di 5,6 milioni di siti e 119 milioni di pagine web incrociandone i contenuti con un database di 2,8 miliardi di “fatti” reali. L’idea è semplice: più una pagina contiene dati di fatto e verità, più guadagna fiducia e meglio viene posizionata sul motore di ricerca.
I link, in realtà, continueranno a pesare sul posizionamento di un sito. Soltanto, probabilmente lo faranno un po’ meno. Oltre ai fatti, del resto, come abbiamo già scritto qui, stanno acquisendo sempre maggior peso la semantica di un testo e la qualità della scrittura. Anche l’autorevolezza che un autore ha conquistato nel tempo sembra incidere sulla visibilità di un contenuto.
Insomma: l’algoritmo di ricerca Hummingbird punta evidentemente a mixare un cocktail di fattori al fine di dare visibilità ai siti che lo meritano davvero. La strada dei contenuti di qualità aperta anni fa, a quanto pare, procede spedita. Non resta che tenerne conto nelle pagine del sito web della nostra struttura.

martedì 17 marzo 2015

Instagram, arrivano i Carousel Ads

Pensati per gli utenti interessati ad uno specifico brand, consentono di inserire link diretti oltre a immagini

La community di Instagram è in continuo fermento. E l’ultima novità sono i Carousel Ads. Per ora in fase di test, sono immagini contraddistinte dalla scritta “sponsored” che, se fatte scorrere, lasciano il posto ad altre fotografie. L’aspetto rivoluzionario tuttavia, almeno per Instagram, è che per la prima volta è possibile inserire un link diretto al sito web della propria struttura.
Vien da sé che il sistema pare congegnato apposta per far atterrare l’utente su una landing page creata ad hoc, magari contenente una promozione specifica per Instagram (un contest?).
Così parla dei Carousel Ads il team di sviluppatori di Instagram sul blog ufficiale: “I responsabili marketing hanno espresso il desiderio di raccontare storie in sequenza in modo bello e coinvolgente che possa portare più risultati significativi alla loro azienda. Abbiamo anche ricevuto dei feedback da parte della comunità che è interessata a saperne di più dei brand o dei prodotti quando ispirata da una foto o da un video sponsorizzato”.
Di seguito, il video di lancio:


Finora, gli annunci sponsorizzati non hanno preso piede su Instagram. Ciò pare essere dovuto in buona parte alla volontà del management stesso, che intende mantenere un’esperienza d’uso della propria app pulita ed estranea a logiche commerciali. Se i Social in genere non sono il luogo adatto per vendere, insomma, Instagram pare esserlo ancora meno, e gli sviluppatori hanno preservato questo desiderio degli utenti.
Con Carousel Ads, tuttavia, l’intento parrebbe quello di mettere in contatto gli utenti con i brand che loro stessi cercano. Non una pubblicità tout court, insomma, ma un servizio rivolto a quegli utenti che lo gradiscono.
Se il programma dovesse funzionare ed essere esteso a tutti, sarebbe manna dal cielo per le strutture ricettive. Come sempre, non resta che tenersi aggiornati.

Guide Locali, la nuova feature di Google per il proximity marketing

Reinventa in chiave geosocial il marketing di prossimità e si presenta molto appetibile con il sistema a livelli che premia gli utenti più fedeli

Di marketing di prossimità ci siamo già occupati qui. Quella messa in campo ora da Google con le nuove Guide Locali, però, è un approccio completamente diverso al tema. Una sorta di rivoluzione in chiave social, verrebbe da dire. O meglio ancora: geosocial.
Già, perché iscrivendosi al nuovo servizio Guide Locali , l’utente entra in un meccanismo che ricorda da vicino l’aspetto più ludico, e competitivo, del più celebre dei Geosocial, ovvero Foursquare . Già, perché come scrive Google stesso, Guide Locali è “una community globale di esploratori che scrivono recensioni locali su Google”. Chi partecipa può diventare guida, ovvero un punto di riferimento per una determinata area, per tutti gli altri utenti. Cosa serve fare per diventare guida? Ovvio: scrivere il più alto numero di recensioni.
Un altro aspetto innovativo di Guide Locali è che non è più necessario possedere un account Google+ per parteciparvi: ci si può infatti anche loggare tramite Facebook e Twitter.
In sostanza, Guide Locali riprende il vecchio progetto “Google City Expert”, rendendone però più semplice l’accesso e molto più immediata la partecipazione e soprattutto l’ottenimento di riconoscimenti (su CityExpert occorrevano 50 recensioni per essere riconosciuto Esperto, oltre alla disponibilità ad assicurare almeno 5 successive recensioni al mese). Con Guide Locali è tutto molto più facile, come si può notare dai livelli di premiazione.

Il nuovo sistema, tra l’altro, permette di portarsi in dote le vecchie recensioni fatte con Google+, il che consente di sbloccare prima i vari livelli.
Ma dal punto di vista di chi gestisce una struttura ricettiva, tutto questo in cosa si traduce? Innanzitutto, può essere una buona pratica diventare Guida Locale e fornire consigli ed informazioni sui posti e i locali da visitare sul territorio. Il che può essere un buon modo, tra l’altro, per entrare in contatto con le altre Guide Locali dello stesso posto. Facendo loro notare che si gestisce una struttura. A quel punto, invitarle a scoprirla diventerà automatico, così come la successiva recensione da parte loro.
Insomma, il proximity marketing diventa (geo)social, e come sempre occorre cogliere la palla al balzo.

lunedì 9 marzo 2015

Youtube, dritte per un canale di successo

Integrare un canale Youtube nella propria strategia social può essere una mossa vincente. Ecco come farlo al meglio.

Che Youtube sia importante ai fini del SEO (è di Google, non dimentichiamolo) e della visibilità on line della propria struttura, è ormai risaputo. Sono pochi però quelli che pensano seriamente al celebre portale video come ad un vero e proprio canale di social media marketing. Vediamo qualche dritta.
Innanzitutto, è fondamentale pensare il canale Youtube come profondamente integrato con il resto del proprio piano marketing on line. Quindi ricorso al logo e agli stessi colori aziendali che utilizziamo sui social, condivisione del tipo di contenuti e del piano editoriale con gli stessi.
Siccome poi ogni piano di marketing nasce da un’analisi della domanda, è opportuno chiedersi quali tipi di video i nostri clienti sarebbero più propensi a vedere. Quelli che riguardano i prodotti, o quelli sul territorio? La storia della nostra azienda raccontata in prima persona da noi, o gli animali in giardino? Un’analisi per certi aspetti simile, e utile per carpire qualche idea, si può poi effettuare andando cosa combinano sul proprio canale Youtube i nostri competitor. A riguardo, può essere illuminante effettuare una ricerca sul portale per determinate parole chiave, e vedere come si strutturano le relative SERP.
Parlavamo di piano editoriale. Riuscire ad averne uno, e rispettarlo, è già una gran cosa. Per esempio, pubblicare un video al mese, con uno stile riconoscibile che faccia brand e che crei curiosità, attesa ed interesse, magari legato attorno ad un unico filo narrativo.
Già, narrativo, perché Youtube, ed i video in generale, sono il canale perfetto per raccontare storie. Anche qui, come sui social, le persone non vogliono sorbirsi promozioni pubblicitarie su ciò che abbiamo da vender loro, ma ascoltano sempre volentieri un racconto avvincente. E se sapremo catturarle, torneranno volentieri a trovarci.

Social e contenuti: cosa pubblicare, oltre alle foto della struttura

Spesso ci si interroga su quali contenuti possono essere interessanti per gli utenti, al di là di quelli che riguardano la propria struttura. Qui qualche idea.

Social media marketing e contenuti, che fatica. Già, perché capita spesso di essere a corto di idee: abbiamo già pubblicato le foto del ristorante, delle camere, della piscina, non abbiamo eventi o promozioni in programma, cosa ci inventiamo?
La prima regola che conviene rammentare è piuttosto semplice: più che cercare a tutti i costi di stupire, vale la pena provare ad essere utili. La gente è costantemente alla ricerca di informazioni utili. Ed una delle domande che gli ospiti di una struttura rivolgono più di frequente è: “cosa posso visitare nei paraggi?”. Perché dunque non anticipare i tempi, e fornire la risposta già sui social? Condividiamo contenuti sui monumenti, le chiese, le piazze più belle del nostro territorio e della nostra città, con tanto di fotografia ed eventuali orari di apertura: certamente le interazioni arriveranno. La stessa cosa possiamo fare con gli esercizi che vendono prodotti tipici, negozi, cantine, frantoi, e tutto ciò che possa ingolosire lo shopping enogastronomico dei nostri ospiti. Tenendo sempre a mente che spesso noi, e solo noi, conosciamo autentiche perle nascoste del nostro territorio, sconosciute alle guide turistiche, e che ne possiamo fare dono ai nostri clienti.
Lo stesso discorso vale, ovviamente, anche per gli eventi. Se è in programma una fiera o una sagra conviene senza dubbio comunicarlo sui social, perché quell’evento potrebbe spingere i nostri clienti a tornare sul territorio e, quindi, da noi.
Anche la natura può fare la sua parte: le fioriture primaverili, o i colori caldi dell’autunno, possono rappresentare spettacoli irresistibili per chi vive in città ed è in cerca di evasione.
Insomma, le idee non mancano, anche al di là delle solite foto e promozioni legate alla struttura.




martedì 3 marzo 2015

Cookbooth, il social delle ricette fa impazzire il web

Con oltre 220 mila download ed un database di 12 piatti, la app permette agli utenti di creare un album con i piatti preferiti

E’ nata nel 2013, e oggi è una delle tendenze del momento. Si tratta di Cookbooth, la app per creare il proprio album di ricette in pochi semplici passi. Nato da un’idea di due pubblicitari, Victor Fortunado e Malwine Steinbock, il servizio conta oggi ben 220 mila download e un database di 12 mila piatti.
Lo abbiamo detto tante volte: i social sono il regno delle immagini. E allora anche Cookbooth segue un’impostazione visuale, con gli album di fotografie a fare da sfondo per la narrazione del lavoro in cucina: utilizzando le foto, infatti, l’applicazione permette di raccontare le singole materie prime, la preparazione del piatto ed il risultato finale. Basta seguire le istruzioni, ed è tutto molto intuitivo. Oltreché divertente, visto anche il successo di pubblico e condivisioni. Che non avvengono, e qui sta il bello, solo da parte degli appassionati, ma anche da parte degli chef che, fiutato il business, hanno scelto CookBooth per far conoscere le proprie creazioni.
Il tutto si è tramutato in un successo che ha del clamoroso: nel 2014 Cookbooth è stata la appa più scaricata nella categoria cibo in ben 82 Paesi, ha utenti in 13° nazioni e viene regolarmente utilizzata da 10 mila chef. E’ tra i finalisti del premio Mobile Premier Awards, uno dei più importanti riconoscimenti del genere a livello mondiale, la cui premiazione si tiene il 2 marzo a Barcellona.
Insomma: narrazione visiva coinvolgente e curata, gradimento di appassionati e addetti ai lavori. Il successo di Cookbooth, ribattezzata anche “l’Instagram delle ricette”, non accenna a fermarsi. Non resta che iscriversi con il proprio piatto della casa, o con l’ultima ricetta inventata dallo chef, e vedere cosa capita.

Booking Now, alberghi last minute a portata di smartphone

Con oltre 600 mila hotel in tutto il mondo, l’applicazione sbarca ora in Italia

E’ arrivata anche in Italia. Parliamo di Booking Now, l’applicazione che permette di prenotare strutture ricettive last minute e che vanta un database di oltre 600 mila hotel in tutto il mondo.
Semplice e veloce (ma per ora disponibile solo per iOs), l’applicazione permette di impostare in pochi rapidi passaggi i filtri di ricerca in base ai quali, utilizzando la geolocalizzazione del dispositivo, trova strutture disponibili nelle vicinanze. Tra le opzioni che è possibile selezionare figurano 5 fasce di prezzo, da low cost a premium, specificare se si viaggia da soli o in coppia, o indicare servizi che si giudica essenziali come il wi fi o la colazione. La app presenta i risultati partendo dal più adatto, ed effettua la scelta in base alle opzioni impostate dall’utente, alla distanza e alle scelte effettuate dagli altri utilizzartori.
La scommessa di Booking Now si basa su un assunto: le prenotazioni last minute rappresentano un trend in continua crescita. E un business in cui credere, visto che la app non è certo l’unica nel suo genere: va infatti a fare concorrenza a HotelTonight, altra celebre applicazione per prenotazioni dell’ultimo minuto.
Il last minute può rappresentare un business anche per piccole strutture ricettive ubicate al di fuori delle città e dei circuiti mainstream? Difficile dirlo. Essere sul pezzo, però, è sempre essenziale.