venerdì 22 febbraio 2013

Recensioni on line: i clienti ci credono ancora?


Sono sempre più diffuse e popolari, ma aumenta il rischio di false recensioni.
Sono ancora ritenute affidabili?E’ in constante aumento il numero di utenti che, per selezionare un hotel o un ristorante tra quelli disponibili in una determinata zona, si affidano alle recensioni on line lasciate dagli altri clienti. Sincere, disinteressate, queste devono la loro popolarità proprio al fatto che chi le ha scritte lo ha fatto senza alcun secondo fine.
Ma siamo sicuri che sia sempre tutto rose e fiori? Se da un lato, come abbiamo visto la settimana scorsa, è in aumento il rischio di recensioni negative da parte dei clienti come ritorsione per non aver ottenuto sconti o trattamenti speciali (http://bit.ly/UMPbRt ), dall’altro è sempre maggiore il rischio di imbattersi in false recensioni positive scritte o commissionate dalle sttrutture stesse, desiderose di migliorare la propria reputazione on line con metodi non proprio ortodossi. A fronte di tutto questo, i clienti si fidano ancora delle recensioni?
Un recente studio di eMarketer condotto su un campione di utenti statunitensi ha rilevato che l’80% degli intervistati continua a ritenere affidabili le recensioni on line, e di farne uso al momento di scegliere una struttura.
Tuttavia, la tendenza all’aumento delle recensioni fraudolente, potrebbe in futuro minare la fiducia che i consumatori ripongono nel sistema (http://bit.ly/XQYeya ). Il timore è infatti che gli utenti non vedano più le recensioni false come incidenti isolati, bensì come una variabile importante, in grado di alterare sistematicamente la reputazione on line delle aziende, rendendone di fatto impossibile un’esatta percezione. Il risultato di questo processo, non potrebbe che essere un crollo nell’affidabilità dei sistemi di recensioni on line. Ad aggravare la situazione, vanno ad aggiungersi le storiche difficoltà, da parte di piattaforme come Tripadvisor, a dotarsi di sistemi di difesa in grado di individuare in maniera efficace le false recensioni.
Se da un lato quindi i sistemi di recensioni on line sono ritenuti ancora affidabili e meritevoli di attenzioni da parte degli utenti, dall’altro l’aumento delle false recensioni (sia da parte dei consumatori, che da parte delle strutture) rischia di far crollare l’intero castello. Sarebbe forse il caso di attuare un ripensamento dell’intero sistema da parte di tutti gli attori in causa, per evitare che una delle conquiste più democratiche e meritocratiche (quando è sincera e trasparente) del web 2.0 finisca, dimenticata, in soffitta.

Google Business Photos, la potenza delle immagini


Nel web 2.0 comunicare con immagini efficaci è fondamentale. Vediamo le opportunità offerte dal servizio di Google, compresi gli sviluppi più recenti.

Nella comunicazione del web 2.0, il valore delle immagini è in constante aumento. Una galleria di forografie accattivanti, luminose, invitanti (e soprattutto corrispondenti al vero ed in grado di valorizzare una struttura anche agli occhi di chi non ci è mai stato) vale molto più di qualsiasi contenuto testuale.
Diventa quindi fondamentale affidarsi ad un fotografo professionista per avere a disposizione una buona scelta di immagini, in esterni ed interni, da utilizzare per gli usi più disparati: dal sito web, ai portali di booking on line, ai cofanetti regalo (sui social network, come abbiamo più volte specificato, alle immagini patinate sono preferibili fotografie un po’ più “rustiche”).
Il lavoro, tuttavia, non si esaurisce a questo punto: è sufficiente dimenticare di rinominare un’immagine, sostituendo l’interminabile sequenza di cifre.jpg con una serie di parole chiave fondamentali per i motori di ricerca, e la foto sarà praticamente introvabile on line, quindi perfettamente inutile.
Sorge spontanea la soluzione: un servizio che curi ogni aspetto della comunicazione visuale della struttura, dalla realizzazione della photogallery alla pubblicazione on line. E se a fornire un qualcosa del genere, poi, è nientemeno che il re dei motori di ricerca, ecco che il servizio si rende interessante.
Ed è proprio ciò che offre Google Business Photos, l’innovativo servizio lanciato dal gigante di Mountain View lo scorso anno, e recentemente implementato con nuove funzionalità. Il servizio permette di contattare un fotografo professionista nella propria zona (qualora non ce ne fossero, sarà Google stessa ad incaricarsi di risolvere il problema), contrattare orario e prezzo della visita, e farsi realizzare un album fotografico completo della propria struttura. Tra gli altri servizi, è inclusa la realizzazione di immagini a 360°, che permettono di creare tour virtuali molto realistici della struttura, navigando nei vari ambienti della stessa (un po’ come accade su Street View). Entro pochi giorni, le immagini verranno pubblicate da Google su Maps, Google+ Local, appunto Street View (e da qui incorporabili direttamente sul proprio sito istituzionale) e nei risultati di ricerca.
Proprio l’inclusione diretta nei risultati del motore di ricerca è l’ultimo, importante aggiornamento: fino a poco tempo fa, infatti,le immagini erano visibili solamente se l’utente effettuava la ricerca per una determinata struttura attraverso Google Maps o Google Immagini. Ora, lo sono in automatico anche attraverso la ricerca generica sul web, il che ovviamente costituisce un sostanzioso passo avanti in termini di visibilità.
Il servizio appare decisamente invitante (è fatto da Google, del resto): nella scheda della struttura su Google Maps compare infatti la scritta “Guarda dentro”, che appunto invita l’utente a navigare all’interno delle panoramiche a 360° per farsi un’idea il più possibile realistica della struttura. Il browser di navigazione, molto intuitivo, ricorda quello di Google Earth.
In definitiva, che cos’è Google Business Photos? Di certo non è l’uovo di Colombo con cui mettere il turbo alle prenotazioni del proprio hotel, del proprio B&B, Agriturismo o ristorante. Si tratta però di un servizio ben realizzato, trasparente (Google specifica di non prendere alcuna commissione sulla realizzazione del servizio fotografico, e che il costo dello stesso viene concordato tra fotografo certificato e struttura) ed utile per aggiungere in maniera efficace contenuti visuali di qualità in un contesto, come quello del web 2.0, dove un’immagine conta più di mille parole, sempre di più.

venerdì 15 febbraio 2013

Recensioni-Ritorsioni: Tripadvisor corre ai ripari


La tendenza era segnalata da tempo: clienti che minacciano recensioni negative per ottenere sconti. Ecco il sistema ideato da Tripadvisor a tutela delle strutture.
Non era certo una novità, ma le segnalazioni a riguardo, da parte dei gestori di strutture sono, in costante aumento. Si tratta della sgradevole tendenza da parte di alcuni clienti, a minacciare una recensione molto negativa su Tripadvisor, nel caso la struttura non accordi loro uno sconto o altri favori. Se fino ad ora l’unica arma a disposizione della struttura era rispondere alla recensione, diffondendo il proprio punto di vista e le proprie ragioni, oggi Tripadvisor ha finalmente riconosciuto il problema, ed ha messo a punto un nuovo sistema che permette alle strutture di tutelarsi in misura maggiore. Vediamo come funziona.
La principale novità a favore delle strutture, è che è ora possibile segnalare a Tripadvisor una possibile recensione-ritorsione prima che questa venga pubblicata, segnalando il nome della persona in questione. Ad esempio, se il cliente in questione ha minacciato di scriverla, ma non l’ha ancora fatto. Se, entro qualche tempo, una recensione negativa giunge effettivamente a Tripadvisor da parte di quell’utente, il portale può tenere in considerazione la segnalazione della struttura e decidere di contattare l’autore, non pubblicare la recensione in questione o rimuoverla.
Ma come funziona, in pratica, il servizio? Nel momento in cui si vuole segnalare una possibile, futura recensione-estorsione, occorre innanzitutto accedere al proprio profilo Tripadvisor, quindi cliccare su “Gestite le vostre recensioni”. Dalla schermata che si apre, cercate e selezionate la voce “segnalate la pubblicità fraudolenta” in basso a destra, e dal menu a tendina cliccate “segnalate un’estorsione”. Compilate tutti i campi e descrivete nella maniera più dettagliata possibile l’accaduto. Se invece la recensione in oggetto è già stata pubblicata, occorre selezionare “Segnalate la pubblicità fraudolenta”, “Segnala il tuo problema con le recensioni”, quindi “Recensione sospetta” e nelle motivazioni “Altro”.
Va detto, a onor del vero, che non sempre il sistema garantisce un perfetto funzionamento. L’utente in questione potrebbe infatti pubblicare la sua recensione sotto pseudonimo, o tramite il profilo di un altro utente. Tripadvisor inoltre specifica come vi siano penali anche per le strutture che abusano del servizio, segnalando recensioni legittime.
Al netto di questi particolari, in ogni caso, si tratta di un importante passo avanti in direzione della tutela delle strutture e dei professionisti contro le recensioni “fraudolente”. In conclusione, alcune considerazioni generali: la formazione del personale che lavora in struttura resta fondamentale: come gestire le richieste del cliente, come imparare a dire no, conoscere il problema delle recensioni e anche questo importante, ultimo servizio messo a disposizione da Tripadvisor, sono e restano strumenti fondamentali nel bagaglio professionale di chi opera a contatto con il pubblico. La formazione, quindi, si rivela sempre più importante.

E-commerce e Social Network, quale futuro?


Twitter e Facebook stanno testando interessanti modalità di acquisto sulle proprie piattaforme.
E-commerce, la storia infinita. La discussione sulle reale potenzialità del commercio on-line, su varie piattaforme e con diverse modalità, si protrae da tempo immemore, e molto probabilmente continuerà per molto ancora. Su un punto, tuttavia, gli esperti del settore si sono sempre trovati piuttosto d’accordo: i Social Network non sono il posto migliore per le compravendite dirette. Nate e concepite per essere gratuite e per favorire i rapporti tra persone, le piattaforme social sono da sempre giudicate poco consone alla vendita diretta di beni e servizi. Ma se la tendenza stesse cambiando? Alcuni recenti indizi lasciano supporre che qualcosa bolla in pentola. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
San Valentino, si sa, oltre che la festa degli innamorati, è un’ottima occasione di business. E quest’anno Twitter, in partnership con American Express, ha lanciato un’interessante iniziativa a riguardo. Da pochi giorni, limitatamente agli Stati Uniti, è infatti possibile twittare l’oggetto che si desidera acquistare, e riceverlo comodamente a casa entro pochi giorni. Come funziona? Per prima cosa occorre registrare la propria carta American Express, non prepagata o aziendale, e possedere un account Twitter pubblico. Twittando la parola chiave relativa al prodotto che si vuole acquistare, l’utente riceve quindi una conferma dell’inizio della transazione dall’account @AmexSync. Una volta ritwittato il messaggio, la procedura si completa via e-mail in 15 minuti.
Del resto, la partnership con Twitter non è che l’ultima iniziativa da parte di American Express legata al mondo dei social network. Tramite il programma Amex Sync, infatti, American Express offre un ampio sistema di sconti anche su Foursquare, Xbox Live e Facebook.
E proprio il social network in blu ha recentemente lanciato per i suoi utenti statunitensi una Gift Card ricaricabile che permetterà di trasformare i buoni social in prodotti da acquistare sul Gift Shop. Vediamo come funziona. Volete fare un regalo ad un vostro amico di Facebook (o al\alla vostro\a fidanzato\a per San Valentino)? Andate sul social network, scegliete un’agenzia di distribuzione come Sephora, Olive Garden o Jamba Juice, e selezionate l’importo che intendete regalare (da 8 a 100 dollari). La transazione viene quindi notificata per e mail al destinatario, che riceverà entro pochi giorni la relativa Gift Card del valore corrispondente, spendibile per acquistare ciò che preferisce sul distributore da voi scelto.
Certo, si tratta in entrambi i casi di iniziative limitate per il momento al mercato USA, e non è possibile conoscere con esattezza entro quanto tempo queste novità giungeranno anche da noi. Di sicuro, tuttavia, le grandi piattaforme social stanno studiando tecniche e modi per diventare anche piazze virtuali adatte all’e commerce. Si tratta di una rivoluzione che non potrà che cambiare radicalmente il modo in cui intendiamo il social media marketing e, come sempre, essere preparati è il modo migliore per cogliere al volo le nuove opportunità.

venerdì 8 febbraio 2013

La Newsletter: sorpassata o ancora attuale?


La vecchia e mail pare oggi uno strumento obsoleto, rispetto al mondo social, per mantenere un contatto con il cliente. E’ davvero così?
Come dev’essere una newsletter efficace?

La comunicazione nell’era del web 2.0, si sa, corre sui Social Network. Facebook, Twitter, Pinterest, Instagram (in attesa di segnali da Google+) sono i luoghi dove condividere contenuti, interagire, coinvolgere e fidelizzare i propri clienti e trasformarli in fan\follower.
E la vecchia newsletter? Viene spesso abbandonata, per una serie di motivi: innanzitutto, le comunicazioni indesiderate e immediatamente percepite e catalogate come spam sono in continuo aumento, e nessuno vuole correre il rischio far finire le comunicazioni della propria struttura nella cartella “posta indesiderata” dei propri clienti. La vecchia e mail viene percepita, inoltre, oltre che obsoleta, anche poco efficace: il ritorno in termini di prenotazioni è spesso esiguo o nullo, e spesso si lascia perdere.
In verità, però, anche la newsletter può essere uno strumento interessante al fine di aumentare l’interazione con i propri clienti e quindi, in ultima analisi, favorirne la fidelizzazione. Ed alcuni, semplici accorgimenti possono fare la differenza. Vediamo quali sono.
Innanzitutto, l’aspetto tecnico. Se confezionate la newsletter in modo artigianale, avrete ottime probabilità che le vostre comunicazioni finiscano nella cartella spam dei destinatari, o che al limite vengano cestinate senza essere aperte. Affidatevi quindi ad un’agenzia, o ad un software professionale, che vi permetta di monitorare il CTR (click-trough rate, percentuale di apertura: misura, in percentuale, quanti utenti hanno aperto la vostra newsletter sul totale dei destinatari. Ovviamente, più efficace è la comunicazione, più alto è il CTR, più avete probabilità di avere ritorni in termini di prenotazioni).
Non sottovalutate poi l’aspetto grafico: un’impaginazione piacevole ed accattivante, meglio se con una grafica allineata con quella del vostro sito, stimola la lettura molto più di un semplice testo. Stesso discorso per le immagini.
Una volta messi a punto gli aspetto tecnico-grafici, controllate con molta attenzione il rispetto della privacy. Gli utenti vi tengono sempre più, e per questo motivo è essenziale non inviare comunicazioni a chi non vi abbia espressamente dato in precedenza il consenso scritto. A piè di pagina, inoltre, non dimenticate di inserire l’opportunità di cancellarsi dalla mailing list con un semplice click.
Bene, a questo punto la “scatola” della vostra newsletter è pronta. Mancano i contenuti (starà a voi, ma più avanti vedremo qualche suggerimento) e soprattutto gli iscritti. Se l’elenco dei nominativi include poche decine di indirizzi, sarà difficile che la vostra newsletter vi porti risultati apprezzabili. Che fare? Un po’ come con i social network, occorre incentivare i nostri clienti, o potenziali tali, a seguirci. Innanzitutto, off line: preparate un box da apporre accanto alla reception, o alla cassa del vostro locale, con un modulo per l’iscrizione alla newsletter. Soprattutto con i clienti che vi sembrano particolarmente soddisfatti, ricordate anche a voce loro che esiste anche questo strumento per restare in contatto. Fate leva sul principio di scarsità, ovvero sull’idea di creare un club esclusivo dei “migliori clienti” a cui riserverete sconti e condizioni particolari, comunicandole proprio tramite la newsletter. L’iscrizione, ovviamente, va incentivata anche on line: inserite sul sito un modulo per l’iscrizione e, ciclicamente, pubblicate su Facebook e Twitter il link relativo. In ogni caso, non dimenticate di rassicurare i clienti circa il rispetto della privacy, i contenuti, e la cadenza dell’invio.
Dettaglio fondamentale: non appena un nuovo utente si è iscritto, inviategli una notifica di conferma.
Bene, a questo punto siete pronti per l’invio della prima newsletter. Ma cosa scrivere? Un po’ come sui social network, il consiglio è di cercare di interessare il più possibile i lettori. Quindi non solo offerte e promozioni, ma anche notizie, curiosità, ricette, retroscena. Potete utilizzare i post che avete condiviso sui social network: non tutti i vostri clienti sono iscritti a Facebook. Può essere utile, inoltre, creare più liste di utenti, a cui inviare comunicazioni personalizzate. Se la vostra struttura si distingue per il fatto di avere un maneggio, e per l’organizzazione di corsi di cucina, non è detto che tutti i clienti siano interessati ad entrambe le attività: personalizzate l’invio dei contenuti per target.
Infine, rispettate la cadenza di invio che avevate promesso, e non dimenticate di controllare il CTR e la misurazione dei ritorni. Sperimentate l’invio a diversi orari del giorno, spesso i risultati cambiano.
A questo punto, non resta che provare: non è detto che la vecchia e mail non riservi sorprese.

Facebook, Twitter, Google+, Pinterest: quale vale la pena usare?


Il numero dei social network di successo mondiale, e dei loro utenti, è in aumento di anno in anno, ma ognuno richiede tempo ed attenzione.
Come capire dove investire le proprie energie?

Facebook è il re dei social network, su questo non ci piove. Con oltre un miliardo di utenti di tutto il mondo, conferma la propria leadership, ed è ormai impensabile fare social media marketing senza aprire una Pagina Fan. Ma gli altri? Premesso che, avendone la possibilità, è sempre consigliabile sperimentare l’utilizzo del maggior numero di piattaforme possibili, alcuni dati vengono in nostro aiuto per darci una mano a capire dove, come, e se promuovere la nostra struttura.
Recentemente, è apparsa la notizia, a dire il vero un po’ sorprendente, che Google+ sarebbe diventato il secondo social network per numero di iscritti nel mondo. La news stupisce per il fatto che, dalla data del lancio, il social della grande G è rimasto piuttosto immobile, privo della capacità di creare una community veramente attiva. Probabile che il numero di utenti si riferisca quindi a coloro che vi si sono iscritti, senza tener conto degli utenti realmente attivi su base settimanale o almeno mensile. Se avete Google+, vi basta dare un’occhiata alla vostra bacheca, o a quelle degli amici nelle vostre “cerchie”, per rendervene conto. Un altro, recente studio realizzato da Quicksprout sotto forma di infografica ha invece messo a confronto gli altri principali social network in relazione alla tipologia di utente, e alle tendenze e predisposizioni più diffuse su ognuno di essi. Vediamo alcuni dei dati analizzati, sono piuttosto interessanti.
Su Facebook, la fascia d’eta più rappresentata è quella che va dai 35 ai 44 anni, mentre su Twitter e Pinterest la maggior parte degli iscritti è un po’ più giovane, appartenendo alla fascia che va dai 25 ai 34 anni. Facebook si conferma, non molto a sorpresa, il social con il più elevato numero di utenti attivi su base mensile, seguito al secondo posto da Twitter ed al terzo da Pinterest. Altro dato interessante: secondo lo studio, il social in blu è quello che incentiva maggiormente lo shopping on line, seguito da Pinterest, che questa volta scavalca Twitter. Sempre su Pinterest, altri dati che fanno riflettere: è la piattaforma che vanta di gran lunga la più alta percentuale di utenti donna (79%), e dove gli utenti restano mediamente più tempo per ogni visita. Tra gli interessi più diffusi su Pinterest, infine, compaiono Moda, Intrattenimento e Giardinaggio.
Si tratta di dati che possono senza dubbio offrire interessanti spunti di riflessione. Per esempio, appare evidente che se tra i miei clienti conto molte clienti donna, potrà essere utile tentare una strategia di comunicazione su Pinterest. Se ho parecchi giovani, forse mi conviene provare con Twitter. Se invece il mio target di riferimento è più adulto, senza dubbio Facebook resta la mia prima scelta.
Si conferma dunque una delle tendenze della comunicazione social sul web 2.0: è sempre più difficile (e poco remunerativo) sparare nel mucchio. Ogni target di clientela utilizza i propri canali di informazione e condivisione, con un proprio linguaggio (compreso quello, per molti, poco immediato di Twitter), e proprie modalità. Riuscire a personalizzare la comunicazione in base alle caratteristiche della propria struttura, e a quelle dei propri clienti, può quindi alla lunga rivelarsi una strategia vincente.

venerdì 1 febbraio 2013

Cofanetti regalo: occasione di crescita o scocciatura?


Molti gestori di strutture lamentano esperienze negative: alcuni consigli per migliorare la situazione

I cosiddetti Cofanetti Regalo non sono più una novità, ma restano sicuramente uno dei principali temi di discussione del momento. Smartbox, Emozione3 ed altri consentono di aumentare il numero di visitatori della propria struttura, soprattutto in periodi di bassa affluenza. Il problema sono, come ben sa chi ci lavora, i costi di commissione.
Può essere utile, allora, cercare di vedere i cofanetti come un’opportunità per far conoscere la propria struttura, promuovendola presso chi difficilmente ci avrebbe visitato in altri modi e, perché no, cercando di fidelizzarlo e di farlo diventare un nostro cliente. Se anche non sarà possibile riuscirci con tutti (alcuni clienti utilizzano i cofanetti regalo soprattutto per gli sconti che offrono, e non sono disposti a tornare in una struttura pagando il prezzo pieno, ma andranno in cerca di nuovi sconti altrove), vale comunque la pena provarci. Vediamo alcuni consigli.
Il cliente che si trova a sfogliare il catalogo, cartaceo oppure on line, di un cofanetto, prima di decidere in quale struttura prenotare, vuole essere certo di effettuare la scelta giusta. Molto spesso, quindi (o quasi sempre), darà un’occhiata anche al sito della struttura che gli interessa. Se questo è obsoleto, poco curato, non aggiornato o peggio con news vecchie (esempio classico: il menu di Capodanno ancora on line a San Valentino), difficilmente il cliente prenoterà. Se un sito accattivante e fresco è sempre importante, lo è ancora di più nel caso in cui il cliente, in fase di scelta, confronta il nostro sito con quelli di altre strutture. Un discorso simile vale, ovviamente, per i siti di recensioni come Tripadvisor: una struttura con una cattiva reputazione difficilmente attrae nuovi clienti, che spesso si basano proprio sulle recensioni on line per effettuare la propria scelta.
Oltre a questo, il consiglio più importante è: evitare in tutti i modi di far sentire il cliente che arriva in struttura tramite un cofanetto regalo, un cliente di serie B. Può sembrare banale, ma spesso questo atteggiamento è alla base di tutti i problemi. Il cliente avverte immediatamente se lo considerate meno importante di un altro, e di sicuro non tornerà in futuro (anzi, potrebbe anche farvi una recensione negativa). Molto spesso, i gestori adducono i costi di commissione come giustificazione dei diversi trattamenti riservati alle varie tipologie di cliente. Tuttavia, non andrebbe mai dimenticato che le condizioni sono state specificate all’inizio del rapporto di collaborazione, e che il gestore ha deciso di accettare certe condizioni contrattuali. Il cliente, inutile sottolinearlo, può farsi forte di queste (giuste) considerazioni. Chi arriva in struttura tramite un cofanetto regalo va dunque trattato alla stregua del miglior cliente. Piuttosto, è molto importante specificare al momento del check in, in modo il più possibile dettagliato, cosa è compreso nel buono regalo di cui è in possesso il cliente, e cosa ne è invece escluso, con i costi degli eventuali extra: come sempre, fare chiarezza all’inizio del rapporto non può che portare giovamento.
Se tutto sarà andato nel migliore dei modi, e se il cliente è soddisfatto del soggiorno, al momento del check out si potranno allora utilizzare le leve del social marketing: dalla richiesta di una recensione, al “mi piace” sulla fan page di Facebook, all’inserimento del suo nominativo nella newsletter. Ecco che il cliente (soddisfatto) è agganciato, e non è detto che non torni. La prossima volta, a prezzo pieno.

Zuckerberg: Facebook punta sempre più sul Mobile


Aumentano i numeri degli utenti da dispositivi mobili, e sono in arrivo novità sulle ads e sui post sponsorizzati.

Facebook è un’azienda che punta sui dispositivi mobili. Lo ha detto Mark Zuckerberg alla conferenza stampa di presentazione dei risultati economici relativi al quarto trimestre del 2012, tenutasi lo scorso 30 gennaio. I numeri: gli utenti che accedono a Facebook da smartphone o tablet sono oggi 680 milioni; e di questi, 157 milioni utilizzano il social network esclusivamente da mobile, senza mai connettervisi tramite un pc. Sul fronte dei ricavi, nell’ultimo trimestre dello scorso anno le ads su smartphone e tablet hanno rappresentato il 23% degli introiti totali, contro il 14% dello stesso periodo del 2011. “Voglio sfatare il mito secondo il quale Facebook non sarebbe in grado di guadagnare nel mercato mobile”, ha detto Zuckerberg “Poteva sembrare così un anno fa, ma solo perché ancora non ci avevamo veramente provato”.
Per quanto riguarda le novità per i prossimi mesi (da non dimenticare anche la recente, grande innovazione del Graph Search, di cui abbiamo parlato qui), Zuckerberg ha sottolineato che verranno probabilmente introdotte le ads contenenti video, e che saranno ulteriormente affinate le possibilità offerte delle inserzioni pubblicitarie visibili da mobile.
A fronte di queste notizie, appare quindi evidente come i vertici di Facebook stiano lavorando alacremente per eliminare, o almeno ridurre in maniera sostanziale, il principale problema che presentava Facebook: i limitati profitti generati dal traffico mobile, dovuti alla scarsa presenza delle inserzioni pubblicitarie. Un altro segnale dell’attenzione che gli uomini del social network in blu pongono alla questione mobile, deriva dal lancio, negli scorsi mesi, delle nuove app native per iOs e Android: disponibili gratuitamente per tutti i dispositivi che utilizzano i due sistemi operativi, risultano notevolmente più veloci ed agevoli da utilizzare rispetto alle versioni precedenti (nelle quali, da un punto di vista tecnico, il flusso delle notizie che appariva nella bacheca si poggiava ancora sul linguaggio html5).
Un altro aspetto riguardante Facebook e mobile su cui Zuckerberg è tornato a parlare riguarda i messaggi vocali. Per ora limitata a Stati Uniti e Canada, questa feature permette agli utenti di scambiarsi messaggi privati tramite registrazioni audio. Accanto ad essa, sarà lanciata nei prossimi mesi la possibilità di effettuare vere e proprie chiamate telefoniche mediante la piattaforma del social network. Il tutto pare indicare una forte offensiva da parte di Facebook nei confronti di concorrenti come Skype. Il risultato, qualora i piani di Zuckerberg andassero a buon fine, non potrebbe che essere un ulteriore aumento del tempo che gli utenti trascorrono su Facebook da mobile.
Il ventottenne fondatore del social network ha infine sottolineato le ottime performance ottenute da Instagram: da quando è stato acquisito da Facebook, il social delle fotografie in stile Polaroid ha visto passare il numero dei propri utenti da 27 a 100 milioni. Zuckerberg ha definito l’operazione un successo, lasciando intendere che anche Instagram offrirà nel prossimo futuro interessanti opportunità sul mercato delle inserzioni pubblicitarie per mobile.
Insomma, molta carne al fuoco in casa Facebook. Cosa implica tutto ciò per chi fa social media marketing per la propria struttura turistica? Indubbiamente, che conviene restare aggiornati e non perdersi le novità, perché le opportunità offerte da una buona comunicazione sul web 2.0 sono in costante rinnovamento e, di sicuro, non potranno che continuare a crescere.